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 2021  marzo 27 Sabato calendario

Gucci contro House of Gucci

L a prima a dichiarare guerra a quel film e al suo regista è stata Patricia, l’ultima rappresentante della terza generazione dei Gucci, dinastia della moda mondiale. Che sui social critica con toni durissimi House of Gucci, il film di Ridley Scott con Al Pacino e Lady Gaga dedicato alla saga straordinaria e tormentata della famiglia fiorentina. Ma tutti i discendenti sembrano essere in totale disaccordo con l’approccio con cui Ridley Scott, il regista di Blade Runner, sta narrando l’epopea della famiglia e già prima dell’uscita del film (prevista per novembre) si annunciano azioni legali.
Patricia, in un post in inglese, scrive che nel film suo padre Aldo (uno dei figli del fondatore Guccio e per 30 anni presidente della maison) viene descritto «come un minuscolo delinquente sovrappeso, quando in realtà era alto, magro e con gli occhi azzurri ed era la personificazione dell’eleganza, applaudito da reali, capi di Stato e leggendarie star di Hollywood». E ancora, parlando di Al Pacino, che interpreta il padre Aldo, Patricia lo descrive come l’attore «noto per i sui ruoli come gangster nel Padrino e come spacciatore in Scarface che hanno stigmatizzato generazioni di italiani e latini».
Non solo, Patricia rivela che la «sceneggiatura è basata su un libro di un’autrice che non ha mai incontrato mio padre» ed è incentrato su Patrizia Reggiani (interpretata da Lady Gaga) che definisce «un’assassina» e sul cugino Maurizio Gucci che ha spietatamente messo da parte suo zio «in una scalata ostile prima di mandare all’aria l’attività». Concludendo che «vederli glorificati dall’Olimpo di Hollywood e dall’acclamato regista Ridley Scott è incomprensibile».
La figlia di Aldo Gucci, si sofferma poi su Maurizio Gucci. «Doveva tutto a mio padre, che da giovane lo prese sotto la sua ala protettrice e lo trattò come un figlio», scrive. Ammettendo però che Aldo Gucci non era un uomo senza difetti. «Aveva un carattere leggendario e governava con il pugno di ferro – ricorda —. Ma la sua tenacia era pari a una lealtà eterna alla sua famiglia, e si è guadagnato il rispetto di tutti coloro che hanno lavorato con lui, me compresa. Molte persone devono la loro carriera a lui. Il successo di Gucci, e del made in Italy che ha contribuito a lanciare, è in gran parte dovuto a lui».
Infine l’ultima amara considerazione: «La memoria di mio padre è troppo preziosa per essere calunniata. Quest’anno è il centesimo anniversario del marchio Gucci, settanta dei quali come azienda familiare, e niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza il genio di Aldo».
Anche Patrizia Gucci, nipote di Aldo che vive a Firenze e sulla famiglia ha scritto un libro («Gucci, la vera storia di una dinastia di successo», Mondadori) si è detta sconvolta dal film. «Ridley Scott non ha chiesto alla famiglia nessun permesso, non c’è stata alcuna liberatoria – spiega – e ha basato il film su un libro di Sara Gay Forden pieno di falsità e offensivo nei confronti della famiglia. Un esempio? Mia nonna viene descritta come una serva quando era la dama di compagnia della regina di Grecia e fu insignita di un premio speciale perché ebbe il coraggio in tempo di guerra a Roma di nascondere alcuni ufficiali inglesi». Patrizia dice di essere pienamente d’accordo con il post della zia: «Ci difenderemo, basta fango sulla nostra famiglia».