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 2021  marzo 27 Sabato calendario

Ergastolo per Gaia Russo e il suo ex compagno Nicolas Musi. I due sono stati condannati per aver ammazzato a suon di botte il piccolo Leonardo di 20 mesi

Due ergastoli per l’omicidio del piccolo Leonardo. Gaia Russo e l’ex compagno Nicolas Musi, entrambi di 24 anni, sono stati condannati per quella morte «non degna di un essere umano», inflitta al bimbo di 20 mesi. Ad ascoltare a testa bassa la lettura della sentenza della Corte d’Assise di Novara c’era solo il 24enne collegato dal carcere. Gaia invece ha preferito non esserci. In aula solo Tiziana Saliva, la madre che, sconvolta, si è accasciata sulla sedia.
Il delitto era avvenuto la mattina del 23 maggio 2019 nell’appartamento di corso Trieste, nel difficile quartiere di Sant’Agabio a Novara. «È caduto dal lettino» avevano raccontato ai soccorritori arrivati nella casa popolare. Leo era già morto. Sul suo corpo però non c’erano segni della caduta, ma ecchimosi e lividi che raccontavano una verità diversa. L’autopsia lo aveva confermato: a provocare la morte erano stati un violento colpo all’addome e uno al fegato. Sul corpo del bimbo il medico legale aveva riscontrato altre lesioni, al capo, al torace, ai genitali. Colpi violenti che Leo aveva ricevuto da Nicolas Musi mentre la donna stava a guardare.
Non era la prima volta che veniva picchiato. Gli abusi, uniti alla poca cura che i genitori avevano di lui, erano stati segnalati da una zia della ragazza alle forze dell’ordine. Ma la polizia non aveva fatto in tempo a intervenire. I due, che per tutto il processo hanno tentato di scaricare le colpe uno sull’altro, lo avevano ucciso. «Sono entrambi responsabili – ha sostenuto il pm —. Lui, col suo passato costellato da violenze, come esecutore materiale. Lei perché aveva l’obbligo di intervenire per salvare suo figlio e invece non ha alzato un dito. Anche quando Leonardo era in fin di vita: non l’ha portato al Pronto soccorso, non gli ha dato un antidolorifico. Anzi, inviava agli amici le foto del bimbo con il volto tumefatto così da farsi prestare soldi».
I giudici hanno stabilito un risarcimento per Mouez Ajouli, padre naturale del bimbo e per i genitori e la sorella della condannata. «Ricorreremo in appello – ha detto il legale di Musi, Carlo Alberto La Neve —. È una sentenza che non condividiamo. Il mio assistito ha ammesso i maltrattamenti, ma ha sempre dichiarato di non aver ucciso Leonardo. È deluso. Ora attendiamo le motivazioni». Una sentenza che «rende giustizia al povero Leonardo» ha detto Marilinda Mineccia, ex procuratore a Novara, ora in pensione, che si era trovata tra le mani l’inchiesta sul delitto. «È stato fatto un lungo e approfondito lavoro di indagine. Un lavoro riconosciuto dalla Corte d’Assise con la sua sentenza».