Corriere della Sera, 27 marzo 2021
La Corte Costituzionale tedesca ha «ordinato» al presidente della Germania Frank-Walter Steinmeier di non firmare la legge sul Recovery Plan
La Corte Costituzionale tedesca ha «ordinato» al presidente della Germania Frank-Walter Steinmeier di non firmare la legge sulla decisione del Consiglio Ue relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione, appena approvata in via definitiva dai due rami del Parlamento tedesco. È una sospensione temporanea ma senza la ratifica di questo atto giuridico da parte di tutti i 27 Stati membri, la Commissione Ue non può andare sui mercati ed emettere le obbligazioni che finanzieranno Next Generation Eu, il piano da 750 miliardi che ha l’obiettivo di aiutare la ripresa post-Covid degli Stati membri più colpiti dalla pandemia (l’Italia è il primo beneficiario con 205 miliardi).
Il rischio, quindi, è un ritardo nell’inizio dell’erogazione dei fondi. La Germania non è l’unico Paese in cui la ratifica sta riscontrando problemi. La presidenza di turno portoghese dell’Ue ancora a febbraio aveva indicato come orizzonte temporale per il completamento del processo fine marzo-inizio aprile, mentre adesso le previsioni indicano maggio: ci sono complicazioni per motivi diversi anche in Finlandia, Austria, Polonia, Ungheria e Romania. E pure l’Olanda potrebbe ritardare. Finora solo 16 Stati membri, tra i quali l’Italia, su 27 hanno già ratificato la decisione.
La Corte di Karlsruhe ha deciso la sospensione in seguito alla presentazione di vari ricorsi, tra cui quello del fondatore di AfD, l’economista anti-euro Bernd Lücke, poi fuoriuscito dal partito di ultradestra e ora alla guida del movimento civico anti-euro Bündnis Bürgerwille. Il capo dello Stato dovrà attendere la pronuncia degli alti togati e potranno volerci settimane. Dietro all’azione dei Bürgerwille ci sono 2.281 cittadini, come rende noto il loro sito, che contestano l’indebitamento comune che sta alla base del Recovery fund, considerandolo «inammissibile» in Germania. Il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz ha cercato di sdrammatizzare: «Il governo – ha assicurato – è ben attrezzato» per sostenere ricorsi alla Corte costituzionale. «L’esperienza con altre denunce analoghe mi rende fiducioso circa il fatto che la ratifica possa essere conclusa in tempi brevi». Non è la prima volta che la Corte di Karlsruhe viene tirata in ballo sugli aiuti europei. Era accaduto per il famoso Quantitative easing lanciato dall’allora presidente della Bce Mario Draghi e tutt’ora in funzione, e per il programma Omt mai utilizzato di acquisto diretto dei titoli di Paesi in difficoltà sui mercati. In entrambi i casi i ricorsi non bloccarono le misure.
Il governo tedesco ha fatto sapere che considera la decisione sulle risorse proprie e la legge di accompagnamento conformi sia al diritto Ue sia alla Legge fondamentale tedesca. La Commissione Ue, ha spiegato un portavoce, è «fiduciosa che la Corte costituzionale tedesca deciderà rapidamente sul caso»: sottolinea che «la validità della decisione non è stata messa in discussione» ed è «convinta della legittimità della decisione sulle risorse proprie».