Il Sole 24 Ore, 27 marzo 2021
Alitalia non ha pagato gli stipendi
Alitalia non ha pagato gli stipendi ai circa 11mila dipendenti. Avrebbe dovuto farlo ieri. La compagnia ha saltato la scadenza per accreditare le buste paga e l’anticipazione della quota base della cigs ai dipendenti in cassa integrazione. Servono circa 18 milioni di euro. Ma i soldi sono finiti.
È la terza volta negli ultimi quattro mesi che Alitalia non rispetta la data per il pagamento delle retribuzioni, dopo i ritardi di dicembre e febbraio. L’azienda non ha fatto alcuna comunicazione ai dipendenti, secondo quanto diversi lavoratori hanno riferito a Il Sole 24 Ore.
I sindacati avevano chiesto chiarimenti ai tre commissari di Alitalia, Giuseppe Leogrande, Daniele Santosuosso, Gabriele Fava. Ma l’incontro è stato più volte rinviato, il prossimo è fissato per il 31 marzo. Ieri sera, dopo la videoconferenza tra la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager e i tre ministri Giancarlo Giorgetti (Mise), Daniele Franco (Mef), Enrico Giovannini (Mims), la Commissione Ue ha comunicato di aver «approvato un aiuto di 24,7 milioni di euro stanziato dall’Italia per compensare Alitalia per gli ulteriori danni subiti a causa della pandemia di coronavirus».
Sono gli indennizzi per i danni dal Covid per il crollo del traffico di novembre e dicembre. I soldi vengono pagati dallo Stato, ma devono essere autorizzati da Bruxelles per evitare aiuti illegali. La Ue ha tagliato di 30,8 milioni la somma, rispetto ai 55,497 milioni che la compagnia attendeva. Giorgetti il 17 marzo in commissione alla Camera aveva detto: «Ieri la commissaria Vestager mi ha garantito che i ristori saranno dati per un importo pari a 55 milioni circa».
Invece l’autorizzazione è solo per 24,7 milioni. «Il risarcimento non va oltre lo stretto necessario per compensare i danni su tali rotte», ha detto Bruxelles. Questa somma, quando il governo farà il bonifico sul conto della compagnia presso Intesa Sanpaolo, coprirebbe poco più dei 18 milioni necessari per gli stipendi di marzo. La compagnia però deve far fronte anche ad altre spese: carburante, diritti aeroportuali, tasse di navigazione.
Il rischio che Alitalia debba mettere gli aerei a terra si fa più concreto. A meno che non ci sia un’accelerazione nel trasferimento delle attività di volo alla nuova società pubblica, Ita, per la quale il governo Conte ha già stanziato 3 miliardi. Ma questo passaggio richiede un accordo del governo con la Ue, c’è il problema degli aiuti di Stato.
E con la Ue, rappresentata dalla fustigatrice Vestager, non c’è ancora un accordo. Anche ieri entrambe le parti hanno parlato di confronto «costruttivo». Cosa sia stato «costruito» però nessuno lo ha detto. «I ministri e la commissaria hanno concordato di aggiornarsi nei prossimi giorni alla luce di ulteriori approfondimenti tecnici», hanno detto i ministri.
Da quanto trapela Vestager ha messo il governo in un angolo sul dossier. Non ha finora autorizzato il trasferimento diretto del «lotto aviation» da Alitalia a Ita senza l’obbligo di fare una gara, che richiederebbe troppo tempo. Nel frattempo Alitalia morirebbe. Intanto Vestager autorizza l’erogazione ad Alitalia solo dei soldi per pagare lo stipendio di un mese, è come se tenesse la pistola puntata alla tempia della controparte.
Ita starebbe preparando un’offerta di acquisto da presentare ai commissari. Ha rifatto il piano industriale. Ora si prevede una Newco ancora più piccola, decollerebbe da giugno-luglio con soli 45 aerei, di cui solo 5 per passeggeri di lungo raggio. Handling e manutenzione dovrebbero essere vendute con gare separate. Ita non potrà averne il controllo. Ita potrebbe partire con meno di 4mila dipendenti. In tal caso potrebbero esserci fino a 7.500 esuberi, anche se in parte questi addetti lavorerebbero nell’handling e manutenzione.
All’aeroporto di Fiumicino c’è stata una manifestazione con centinaia di lavoratori Alitalia, piloti, assistenti di volo, addetti di terra. Iniziativa promossa da tutte le sigle sindacali contro la «totale incertezza» sulla compagnia. Sugli stipendi a rischio e gli esuberi «dipende molto dalla trattativa con l’Europa, speriamo che abbia un esito positivo», ha detto al Tg4 il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. «Il governo italiano è impegnato affinché gli esuberi siano ridotti al minimo e si possa accedere alle risorse necessarie a pagare gli stipendi».