Il Sole 24 Ore, 27 marzo 2021
La Corte costituzionale tedesca blocca il Recovery Fund
Una sospensione inattesa e indesiderata. La Corte suprema tedesca ha imposto al presidente della repubblica Frank-Walter Steinmaier di non firmare la legge di ratifica del Recovery fund, fino a quando la corte non avrà esaminato la legittimità costituzionale del provvedimento, già approvato dalle due camere tedesche, il Bundestag e la Bundesrat.
L’economista di estrema destra Bernd Lucke, fondatore della AfD – partito dal quale è poi uscito – e poi della Lkr (Riformatori liberalconservatori) ha presentato – insieme ad altri 2.200 cittadini, organizzati nel movimento politico Bündnis Bürgerwille – un ricorso di urgenza che ha reso necessario il blocco. Il comunicato della Corte suprema non dà indicazioni dei tempi necessari per una sentenza, ma una decisione ad interim potrebbe essere presa in tempi brevi.
Lucke e il Bündnis Bürgerwille avevano contestato anche il quantitative easing della Bce. Non è infatti la prima volta che la Corte di Karlsruhe ha tentato di bloccare iniziative di integrazione monetaria e finanziaria europea, in quanto potrebbero chiamare i contribuenti tedeschi a rispondere di decisioni prese da altri governi. Anche in questo caso la motivazione principale del ricorso è nell’argomento secondo cui i Paesi deboli dell’Unione europea potrebbero non rimborsare la loro quota di debito, costringendo la Germania a farsi carico di somme di valore incerto ma comunque giudicato molto elevato.
Con motivazioni simili, poco meno di un anno fa, a maggio 2020, l’organismo costituzionale tedesco ha chiamato la Bce a giustificare la proporzionalità degli acquisti di titoli effettuati attraverso il quantitative easing. Come conseguenza della sentenza sarebbe stato in astratto possibile vietare alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, di partecipare al programma, con effetti però limitati sulla politica economica complessiva di Eurolandia. La sentenza, di fatto superata dal lancio del programma pandemico Pepp – che la stessa Corte escludeva dalla decisione – è rimasta lettera morta. Prevedeva, tra l’altro, che vendesse i titoli acquistati attraverso il quantitative easing. La Bce, come istituzione comunitaria, risponde però alla sola Corte europea di giustizia che nel 2018 – chiamata a intervenire dalla stessa Corte costituzionale tedesca – aveva definito legittimi gli acquisti.
Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha detto di essere fiducioso di un rapido via libera. «È chiaro – ha detto – che l’autofinanziamento dell’Europa con mezzi propri sia ben radicato su un fondamento stabile, sia a livello costituzionale, sia a livello europeo».
La presa di posizione della Corte costituzionale tedesca non può che preoccupare Bruxelles. Se non altro perché si potrebbero allungare i tempi per il pieno utilizzo di uno strumento decisivo per contrastare le ricadute della pandemia, e di per sé non rapido nell’applicazione e negli effetti. Ufficialmente la Commissione Ue resta «fiduciosa» in una rapida soluzione del caso, rilevando che «la validità della decisione non è stata messa in discussione dal giudice nazionale», ha spiegato un portavoce. Bruxelles «è convinta della legittimità della decisione sulle risorse proprie. È fondamentale che sia approvata rapidamente da tutti gli Stati membri, in particolare alla luce delle sfide dovute alla pandemia Covid 19», ha aggiunto il portavoce.