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 2021  marzo 26 Venerdì calendario

Biografie di Debora Serracchiani e Marianna Madia

Debora contro Marianna, Marianna contro Debora: la questione che sembrava di più facile soluzione, per il Pd in rosa chiesto da Enrico Letta, si rivela un rompicapo. Al punto da lasciar trasparire la possibilità di una conta fratricida, o sorellicida se si passa la licenza. Se al gruppo del Senato, infatti, la robusta maggioranza di Base riformista ha permesso di eleggere subito Simona Malpezzi alla successione di Marcucci, per la poltrona di presidente dei deputati Pd si è scatenata la sfida fra Madia e Serracchiani. Trasversale, trasversalissima, come lo è d’altronde ciascuna delle due protagoniste: giovani incarnazioni della storia travagliata del partito. Amiche di tutti perché hanno frequentato (quasi) tutte le correnti, con incarichi importanti sin dal debutto.
A dividerle le origini: una, Madia, figlia di un giornalista, attore e consigliere comunale dei Ds, viene dalla buona borghesia romana, con studi alla scuola francese. Anche l’altra, Serracchiani, nasce a Roma, ma nel quartiere Casetta Mattei, zona Portuense, da padre impiegato dell’Alitalia e a 25 anni si trasferisce a Udine, estrema provincia d’Italia. Entrambe, negli stessi anni, salgono sulla ribalta: nel 2008 Walter Veltroni vuole la giovanissima Marianna capolista alle Politiche nel Lazio. Lo slogan è memorabile: «Porto in dote la mia inesperienza». Pochi capiscono, ancor meno quelli che apprezzano. Ma l’enfant prodige spicca comunque il volo nelle liste blndate: alla Camera a 28 anni. La ribalta, Debora se la conquista invece da sola, con un dirompente intervento all’assemblea dei circoli del 2009: da umile segretaria del Pd udinese mette nel mirino per 13 minuti i vizi dell’establishment del partito, sposando la causa di Franceschini allora in corsa per il dopo- Veltroni: «Perché scelgo Dario? Perché è simpatico», dice. «Se questo è il criterio, Totò e Tina Pica sarebbero stati un ticket fantastico», contrattacca Zingaretti. Ma Serracchiani è candidata alle Europee ed eletta a furor di popolo. Madia, che a Letta è legata dai tempi del primo stage post universitario alla fondazione Arel, all’inizio del decennio si avvicina a D’Alema (che la vuole nella redazione di Italianieuropei), si schiera con Bersani, ha una folgorazione per Civati e poi approda al renzismo spinto. Ministra a 38 anni. Serracchiani, da franceschiniana di ferro, viene eletta alla carica di governatrice del Friuli e nello stesso 2013 entra nella segreteria del Pd con Epifani, poi vi rimane da vice di Matteo Renzi. All’ultimo congresso la friulana d’adozione (che nel 2007 aveva detto: «Non escludo di lasciare la politica») sta con Martina e Delrio. Madia abbraccia Zingaretti. E ora eccole qui fra le non allineate, caratteristica che rende più suggestivo e incerto l’esito della partita per la guida del gruppo alla Camera. Nessuna ha intenzione di fare un passo indietro. In caso di elezione Serracchiani dovrebbe lasciare la presidenza della commissione Lavoro che finirebbe a un altro partito (Forza Italia?). Ma a favore di Debora c’è la maggiore esperienza negli organismi di partito e, in silenzio, una preferenza di Delrio. Letta ha lasciato totale autonomia al gruppo ma non è azzardato ipotizzare che preferisca Serracchiani. Cinque giorni perché una delle due si convinca (o venga convinta) a desistere. Poi a decidere sarà la conta.