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 2021  marzo 26 Venerdì calendario

Periscopio

Un poeta che mi fu amico, Nelo Risi, ne sintetizzava così l’essenza: «La poesia è verità/intuita con ritmo». Silvio Ramat, poeta. Antonio Gnoli. la Repubblica.
Oggi non occorre faticare tanto per non farsi leggere. Tim Parks, Di che cosa parliamo quando parliamo di libri. Utet.

La destra italiana si infatuò quasi goffamente di Sarkozy, per poi trattarlo da traditore quando con la Merkel rise di Berlusconi. Aldo Cazzullo. Corsera.

In occasione dell’ultimo Incontro Zanichelli-Salvini nessuna notizia sui risultati dell’incontro, qualche ineffabile indiscrezione. Forse entrambi hanno ripescato dalla memoria una canzoncina in voga ai tempi della scuola elementare, ciclo essenziale per acquisire capacità di leadership: «Tu sei pietra / io sono sasso / tu sei furbo / Io ti trapasso». Dino Basili. Studi Cattolici.

Nicola Zingaretti non c’è riuscito a restare segretario del Pd perché era troppo debole, con una bassa capacità comunicativa e di leadership. Un buon amministratore ma troppo poco politico in una situazione disastrosa, in un partito attaccato al potere ma incapace di offrire ricette per il governo della realtà. Ci voleva una personalità più forte che tenesse la barra dritta, che diventasse punto di riferimento anche mediatico di fronte alla società civile e nell’interlocuzione con gli altri partiti. Paolo Natale, politologo all’Università statale di Milano (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Ancora nessuna presa di posizione del ministro Marta Cartabia sull’annoso nodo della prescrizione: per il momento si lascia in vigore la controversa riforma Bonafede, contestata persino dal presidente della Corte di cassazione, il quale aveva espresso tutta la sua preoccupazione nei confronti della novellata disciplina dell’ex ministro grillino. Il testo riformato, infatti, prevedendo lo stop della decorrenza dei termini della prescrizione nel processo penale dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione che di condanna, rischia di generare non solo processi sine die, ma anche un ulteriore carico di lavoro per i già congestionati uffici giudiziari. Luigi Bisignani. il Tempo.

Oggi tra un governo e l’altro, i cambiamenti sono ridotti: meno tasse per il centrodestra, più Stato per la sinistra. Il vero cambiamento è che la politica economica non è più nella disponibilità degli Stati nazionali. Quando diciamo che la legge di Bilancio è sottoposta all’esame dell’Europa, di cosa parliamo se non di questo? Questa cessione di sovranità significa minor democrazia perché la Commissione europea si forma fuori dalla logica elettorale. Il Ppe ha preso più voti, ma non governa. Pierluigi Battista di Huffington Post (Maurizio Caversan). LaVerità.

Era tardo pomeriggio quando entrai nello studio. Andreotti sedeva allo scrittoio. Senza alzarsi, smise di scrivere, incrociando le mani. Partii in quarta, dicendo disordinatamente ciò che provavo. Non sembrava meravigliato della strana visita di un collega (era anche lui giornalista) che non gli chiedeva né un’intervista, né una dichiarazione ma solo di starlo a sentire. Gli americani che conosco io, non la pensano come il democratico, Bill Clinton», disse a un certo punto mentre concionavo sugli yankee guerrafondai. Già, ci sono anche i repubblicani, riflettei, riconciliandomi un po’ con gli Usa. Proseguii l’arringa. Lui interrompeva solo per dare vigore a ciò che dicevo con argomenti ponderati. «Non è che si va alla guerra perché lo dice la Nato. La Nato siamo anche noi. L’alleanza non agisce senza il consenso. In queste faccende bisogna essere estremamente decisi», è la frase più lunga che disse e la più esplicita in dissenso con la guerra contro la Serbia di D’Alema e Mattarella. Dopo mezzora, ero svuotato. Mi alzai. Stavolta si alzò pure lui, sorrise e abbandonò la sua mano nella mia. Fui il solo a stringere. Dalla finestra, il crepuscolo illuminava due sconfitti. Giancarlo Perna. LaVerità.

Nel mio appartamento di Verona mi arrangio da solo. Cucino, faccio il bucato, lavo i piatti, spolvero, passo la lucidatrice. Mi sono dato una regola antica: «Ora et labora». Certo, stavo molto meglio a Lisbona. Anche se il Portogallo ha una doppia anima: da una parte il cattolicesimo popolare incarnato dai tre pastorelli di Fatima, dall’altra una repubblica nata nel 1910 per mano di anticlericali e società segrete. Prima ammazzarono il re, poi fecero fuori i preti. Fino al 1918 le relazioni diplomatiche con la Santa Sede rimasero interrotte. Rino Passigato, 77 anni, già nunzio apostolico. Stefano Lorenzetto. l’Arena.

Arriva il 1936, scoppia la guerra civile spagnola. È la svolta: George Orwell parte volontario per combattere i fascisti di Franco. Si arruola, lui socialista libertario, con le milizie del Poum (Partito operaio di unificazione marxista), formazione anarcoide e spontaneista, antistalinista, poco e male armata. Sul fronte di Aragona impara presto che cos’è la guerra di trincea: le latrine schifose, gli interminabili turni di guardia, i cadaveri che puzzano. E poi noia, fame, freddo, sonno, farsela addosso per la paura. Orwell tornerà in Gran Bretagna con una cicatrice sulla gola, e una seconda lezione: che guerra vuol dire propaganda e che la propaganda è sempre menzogna. Lo aveva già detto Eschilo: «In guerra la prima vittima è la verità». Ma la riflessione di Orwell fa i conti con la modernità, con la pervasività dei mezzi di comunicazione di massa. L’idea è che più dei fucili – che pure contano – per il potere sono fondamentali le parole e i flussi di informazioni. «Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato», come recita uno dei passaggi più celebri e citati di 1984. George Orwell (Maurizio Pilotti). Libertà.

Sì, certo (ammettono i forestieri in confidenza), questi bastardi di Malpaga sono sempre imprevedibili nei conti, e figli di buona donna; ma sono anche gentili, servizievoli, e così privi di feastidiose memorie belliche. A differenza degli jugolsavi, per citare un paese vicino, a noi tedeschi o austriachi non rinfacciano mai né i rastrellamenti, né le fucilazioni, né le famigerate camere a gas. Pur di riempire le tasche si sono svuotata la memoria; e i conti tornano. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Il pubblico ha un’insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa eccetto quelle che meritano di essere conosciute. Il giornalismo, consapevole di ciò, e avendo abitudini commerciali, rifornisce la domanda. Oscar Wilde.

Se per strada nessuno mi riconosce, mi fermo davanti a una vetrina, dando le spalle ai passanti. Roberto Gervaso.