ItaliaOggi, 25 marzo 2021
A Berlino ogni giorno un’auto in fiamme
«Bruciare un’auto fa parte della tradizione a Berlino, come il currywürst», ha dichiarato un portavoce della polizia, cioè come la salsiccia al ketchup piccante, inventata nella capitale subito dopo la guerra. I piromani, vandali o estremisti di destra o di sinistra, le bruciano anche altrove, a Francoforte o a Amburgo, ma di rado. A Berlino con frequenza giornaliera, secondo la media: qualche notte neanche un rogo, poi danno alle fiamme cinque o sei vetture in poche ore. Da due anni sempre di più: nel 2018 furono 258, nel 2019 si è saliti a 344, e l’anno scorso a 382 nonostante che il traffico molto ridotto a causa della pandemia. È diventato un atto sacrificale, hanno spiegato psicologi e sociologi. L’auto è il simbolo del male per gli ecologisti, ed è odiata da chi si sente vittima della società capitalista.«Colpa anche dei politici nella capitale», ha accusato il cristianodemocratico, David Paul, «la giunta rosso rosso verde criminalizza gli automobilisti, e tutte le misure per il traffico favoriscono i ciclisti». I piromani possono sentirsi giustificati, non sono vandali ma partigiani che combattono per un mondo più giusto e più pulito.
Sulla porta di casa ho trovato un volantino in formato A4 che mi invitava a firmare per vietare il traffico nel mio Kiez, cioè la zona in cui abito nel quartiere di Charlottenburg, 350mila abitanti, quasi quanto Firenze. Se avvenisse lo stesso negli altri 180 Kiez della capitale, avremmo realizzato un sogno, una Berlino autofree entro il 2030. Ma per la piazza in cui abito e nelle strade intorno circolano solo le auto degli abitanti, perché non sono vie di collegamento, si gira intorno.
Secondo un’altra azione popolare chi abita entro il Ring, l’autostrada urbana intorno alla metropoli, avrebbe diritto di usare l’auto solo dieci volte al mese e dopo aver chiesto il permesso in municipio. Un provvedimento più radicale di quanto avviene a Milano o a Londra, dove si paga un pedaggio per entrare in cento, se si abita fuori città. L’hanno già firmata oltre 20 mila berlinesi, probabilmente ciclisti. Sono prevenuto, ma sospetto di aver ragione.
Le auto vengono date alle fiamme soprattutto in quattro quartieri, nell’ex settore orientale ai tempi del Muro, ora diventati alla moda. I vecchi abitanti non sopportano l’invasione da parte di nuovi venuti che si possono permettere affitti alti o si comprano casa a 6-7mila euro a metro quadrato. I piromani rischiano poco, appiccare il fuoco è questione di minuti, e pochi vengono scoperti, nonostante che dal 2019 venga promessa una specie di taglia per ogni informazione utile per individuare il responsabile. Sui roghi non indaga la polizia municipale (in Germania non esistono i vigili urbani), ma il Landeskriminalamt (Lka), la polizia regionale, perché ovviamente sono considerati reati.
I colpevoli sono in stragrande maggioranza uomini, e non vengono risparmiate le utilitarie o vecchie auto che valgono poco. Secondo la polizia, quasi tutti appartengono a gruppi di estremisti, più di sinistra che di destra. Vengono date alle fiamme le auto degli oppositori, chi vota per l’AfD brucia quelle di chi vota per la Linke, e viceversa, e si danno alle fiamme le macchine delle agenzie immobiliari che «sfrattano i poveri per vendere gli alloggi ai ricchi».
A sei mesi dalle elezioni nazionali (il 26 settembre) la caccia ai piromani è uno dei temi centrali della campagna elettorale. Lo stesso giorno si voterà anche per rinnovo del senato a Berlino, città-Stato, ma è difficile che la coalizione a tre venga confermata. I berlinesi sono sensibili ai temi ecologici ma temono che la vita nella metropoli diventi un incubo verde.