ItaliaOggi, 25 marzo 2021
Periscopiooooooo
Mai confondere funamboli con funam bulli. Dino Basili (Studi Cattolici).
Nei settimanali in cui ancora si parla di libri, l’intervista all’autore consta delle stesse dieci domande uguali per tutti. «Quand’è l’ultima volta che ha pianto?». «Qual è il suo principale difetto?». Tim Parks, Di che cosa parliamo quando parliamo di libri. Utet.
Essendo condannata a governare, la Dc era diventata un partito-Stato in cui c’era un po’ di tutto, da ex fascisti a sindacalisti della Fim-Cisl molto più radicali dei comunisti della Cgil. In mezzo c’era una maggioranza dorotea, quindi moderata, e una solida corrente di sinistra. Quando il sistema è crollato, la sinistra Dc si unì a quel che restava del Pci-Pds-Ds, per creare un partito riformista che non fosse unito solo dall’antiberlusconismo. Aldo Cazzullo. Corsera.
Pragmatismo e identità: dopo l’alleanza con i 5stelle, con le battaglie per il taglio ai parlamentari e i bonus al posto delle politiche attive per il lavoro, il Pd si è smarrito, era diventato anche comunicativamente subalterno. Ha detto sì financo a una legge proporzionale quando il Pd nasce maggioritario. Paolo Natale, politologo all’Università statale di Milano (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Il nuovo status di Marta Cartabia di capa di Stato in pectore è risultato evidente quando si è presentata alla Commissione Giustizia: al suo ingresso, come bravi scolaretti di fronte alla preside, tutti i parlamentari del Pd e di FI sono scattati in piedi all’unisono, cosa mai avvenuta a Montecitorio; dietro di lei, un codazzo di collaboratori «yes woman» si è piazzato nei posti in prima fila, normalmente destinati ai deputati, come a rassicurarla sulle risposte. Luigi Bisignani. il Tempo.
È così brusco, Massimo Cacciari, che è meglio non averci a che fare. Se ti tocca, metti l’elmetto. Il barbuto filosofo veneziano è esponente del «pensiero negativo», ispirato ai catastrofisti austro-tedeschi: Wittgenstein, Heidegger ecc. È autore di volumi in cui si trovano espressioni come «indisgiungibilmente distinti» e capitoli intitolati, Crux philosophorum, Deus trinitas, De reditu. Giancarlo Perna. LaVerità.
Senza essere sgradevole, debbo dire che Il Corriere della sera non mi manca assolutamente. Non sono fuggito polemicamente. Ho approfittato del prepensionamento per iniziare una nuova esperienza all’Huffington Post.. Ero arrivato alla saturazione per il giornalismo politico. Il mio è il rifiuto dell’overdose che ci infliggono tutti i quotidiani cartacei, non solo il Corriere. Trovo che 10 pagine di politica siano un numero esorbitante per chiunque. Sfido a trovare una persona sotto i trent’anni che le legga. Quando ero ragazzo c’era il pastone che orientava il lettore, un’intervista e stop. Poi c’erano la terza pagina, le cronache, gli spettacoli. Oggi la politica è lottizzata: c’è la pagina dei 5 stelle, quella del Pd, quella dedicata alla Lega, a Forza Italia, con le interviste ai peones e ai portaborse dei peones. Il risultato è l’iperframmentazione e il senso d’impotenza. Pierluigi Battista di Huffington post. (Maurizio Caversan). LaVerità.
Provocavo mio zio Luchino Visconti: vivi come un principe rinascimentale però sei comunista. Rispondeva: il comunismo prevede che tutti debbano essere ricchi come me, non io povero come loro. Vi aveva aderito idealmente in carcere. Venne arrestato dalla banda Koch come antifascista e finì a Villa Triste, torturato per venti giorni. Gli strappavano le unghie, gli spaccavano le ossa della faccia con il calcio della pistola. In galera si avvicinò ai comunisti. Dopo la guerra, nonostante i Visconti fossero legatissimi ai Savoia, sostenne la Repubblica. Quando venne ai ferri corti con il produttore Goffredo Lombardo che voleva tagliasse 40 minuti del Gattopardo, in particolare la scena del ballo, Luchino chiese consiglio a Togliatti. Visto il film, il segretario del Pci disse: nel ballo c’è tutto il film, non si può tagliare. Aveva ragione. La Titanus fallì e il ballo entrò nella storia del cinema. Zio, dicevo, non hai mai vinto un Oscar. E lui: ma ho vinto tanti festival di Mosca. Le sue simpatie non lo rendevano gradito agli americani. Per andare negli Stati Uniti aspettò due anni il visto. Giovanni Gastel, fotografo (Pier Luigi Vercesi). Corsera.
Dopo i 13 anni trascorsi con José Carreras e i 18 con Pippo Baudo, oggi Katia Ricciarelli ha un solo compagno, Ciuffy. Il cagnolino, razza maltese, ha preso il posto della trovatella Dorothy, salvata dalle auto che stavano per arrotarla a Nola, dove la cantante recitava in un musical su Enrico Caruso. «La chiamai come la moglie del celebre tenore. Era registrata sul mio passaporto come Dorothy Park Benjamin in Ricciarelli. Mi ha lasciata nel 2019. Un dolore immenso». Katia Ricciarelli, soprano (Stefano Lorenzetto). l’Arena.
Lo scudetto 1968-69 della Fiorentina era stato una pallida replica di quello del 1955-56, quando la Fiorentina patì una sola sconfitta all’ultima giornata. Allora il calcio era la parte eroica della mia vita. Abitavamo a due passi dallo stadio e cocente era il disappunto le volte che a me e a mio fratello Paolo, per il tempaccio o per altra causa, non davano il permesso di andarci. La passione per il calcio è ormai svanita, tanto che mi capita perfino di addormentarmi dinanzi al televisore guardando un incontro di Coppa o di Campionato. La Fiorentina da tempo mi sembra ridotta a una cosa sgangherata che non merita attenzione. Dovessi ricominciare, oggi tiferei per l’Atalanta. Silvio Ramat, poeta. Antonio Gnoli. la Repubblica.
George Orwell inizia a odiare se stesso e l’imperialismo britannico. Decide di buttare alle ortiche la divisa da poliziotto coloniale, e se ne torna in Europa. Come se fosse spinto da una furiosa necessità di espiare, vive da clochard nei bassifondi di Parigi e Londra. Quando va bene, fa il lavapiatti: vuole conoscere da vicino com’è la vita di chi è in fondo alla scala sociale, vuole stare «dall’altra parte delle sbarre della cella». George Orwell (Maurizio Pilotti). Libertà.
Era la notte dell’8 dicembre 1588. Dopo mesi di orrore, la Ragazzona (la nave ammiraglia della glotta spagnola annientata dagli inglesi) avvistava le terre spagnole dalle quali era partita. Provata, ma non doma, avanzava ormai come un’enorme carcassa galleggiante: le vele a stracci, l’alberatura pericolante, le ancora perdute. Sennonché venne afferrata dalle galerne (i venti che frustano il Nordovest spagnolo) è gettata contro gli scogli. Mario Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza.
Se tutti avessero di me una buona opinione, comincerei a non prendermi più sul serio. Roberto Gervaso.