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 2021  marzo 25 Giovedì calendario

A lezione da Roberto Bolle. Intervista

Certo, è un po’ come se Picasso ti insegnasse a dipingere o Maradona a fare due tiri a calcio. Ma per tutti quelli che non soffrono d’ansia da prestazione, l’occasione è unica: delle lezioni di danza con Roberto Bolle come maestro. Sembra esclusivo, invece è una possibilità aperta a tutti, almeno tutti quelli iscritti a TimVision, dove domani debutterà «OnDance le Masterclass», progetto voluto dall’étoile, che in 16 appuntamenti proporrà lezioni di danza di vario tipo. Le quattro di classica, in particolare, lo vedranno al debutto come insegnante. «Sono molto contento di questo ruolo – spiega —. Non mi ci ero mai cimentato, soprattutto per una questione di tempo, ma l’insegnamento mi affascina da sempre. Mi dicevo: lo farò quando smetterò di ballare».
Ci è voluta una pandemia per accelerare.
«Come per tutti, la mia vita è cambiata. Ero abituato fin da giovanissimo a viaggiare, ad avere molti impegni, fissati con grande anticipo. È tutto fermo. Io poi da sempre non so stare lontano dalla sala ballo per più di 48 ore: avverto il richiamo, è un’esigenza anche fisica. È stato un vero stravolgimento. Però, ecco, con questo progetto abbiamo trovato un modo in più per tornarci».
Che tipo di insegnate ha scoperto di essere?
«È stata la mia prima esperienza e credo che maturerò e migliorerò in questo ruolo. Di certo mi sono trovato bene: da sempre amo lavorare con i giovani, con il talento. Ho messo a disposizione tutta la mia esperienza... oddio non proprio tutta, ne ho ancora un po’ di riserva».
Anche prima di diventare maestro, era un riferimento per molti giovani danzatori.
«Sì, è una cosa che avverto. Vedo come mi osservano, come cercano di carpire dei dettagli. Trovo sia molto bello, per questo mi piace condividere con loro i segreti che il tempo mi ha insegnato».
Ognuno di noi ha un maestro del cuore.
«Penso a Wilhelm Burmann: mi ha davvero ispirato con la sua lezione americana. Era una danza così diversa da quella russa, più classica. Eppure così tipica».
Ognuno di noi, però, ha anche un maestro che ha odiato.
«Beh, io ne ho una che mi aveva terrorizzato: Patricia Ruanne, ex direttrice di corpo di ballo. Ecco, lei mi metteva veramente a disagio, una volta mi sono anche messo a piangere in sala prove».
«Amici»
«Maria De Filippi potrebbe chiamarmi per fare il coach? Mi sembra ancora presto»
La danza classica è dura, si sa. Ma servono questi modi?
«Alla fine devo dire che mi ha costretto ad avere una reazione, a trovare in me la forza e lo stimolo per superare le difficoltà davanti a cui mi metteva. Col senno di poi, anche gli insegnanti che detesti, severissimi, sono importanti. Così come quelli che ami, però. Che ti fanno appassionare ancora di più alla danza».
A che gruppo appartiene?
«Eh, al secondo. Di certo non sono quello che arriva con la frusta e che fa piangere i ballerini. Di storie ce ne sono tante, cose che oggi non si potrebbero più fare: c’erano maestri che tiravano sedie agli allievi mentre ballavano».
Perché ha voluto questo progetto?
«È un ulteriore modo per cercare di avvicinare alla danza. Sono finestre a cui tutti possono affacciarsi: da anni il mio obiettivo è far entrare in questo mondo meraviglioso più gente possibile. Il teatro non può più andare avanti senza delle vere aperture».
Dopo questa esperienza, Maria De Filippi la chiamerà come insegnante ad «Amici».
«Ecco, magari aspetterei ancora un po’ per farlo – ride —. Per adesso non vorrei che l’insegnamento diventasse il mio impegno principale, vorrei continuare a ballare. Ma credo che i talent facciano bene alla danza, hanno il merito di allargarne il pubblico. L’importante è farli bene: apprezzo quando vedo talenti all’opera, quando mostrano bella danza. Meno quando si scade in battibecchi o nelle polemiche... e non mi piace quando gli allievi attaccano i maestri, arrivando a insultarli: è diseducativo».
Le sue lezioni sono solo per professionisti?
«No, abbiamo pensato a diversi livelli, anche per chi non ha mai fatto nulla. E non c’è solo ballo, ma anche diverse lezioni per fare esercizio fisico. Quello serve proprio a tutti». Perfino a lui, giura.