la Repubblica, 25 marzo 2021
Astrazeneca spiegato con la guerra del pane
Ho chiesto a tanti, alla fine ho trovato uno del settore acquisti, molto pratico del commercio, che me l’ha spiegata così.Poniamo che ci sia un’improvvisa carestia e serva pane. Bisogna comprare milioni di pagnotte, in fretta perché ogni giorno centinaia di persone muoiono di fame. Al mercato ci sono diversi tipi di panini: uno costa meno di 3 euro e non deve essere surgelato per conservarlo, può viaggiare in camion e in treno. Un altro costa 8 euro, deve essere conservato in frigo e trasportato in aereo, se no deperisce. Un altro ancora costa 15 euro e un quarto ne costa 20: anche questi devono essere conservati nel gelo. Il governo, che ha da distribuire un panino a testa alla popolazione, deve decidere se comprare quello da 3, quello da 8, da 15 o quello da 20 (in saldo, il più caro, per competere su certi mercati viene venduto a 12).Naturalmente compra quello che costa meno e si trasporta più facilmente. È altrettanto nutriente e oltretutto è prodotto da un forno pubblico che ha deciso di vendere a prezzo di costo, cioè di non lucrare sulla sventura. I concorrenti sono invece catene di panifici privati, devono rientrare dei costi e guadagnarci. Al governo però conviene spendere meno e agire in fretta, pazienza per i forni privati e i loro profitti. A chi muore di fame, del resto, conviene mangiare subito.Ecco che all’improvviso si diffonde la voce che il pane da 3 euro contenga un ingrediente velenoso. Gli affamati non vogliono più mangiarlo, temono che faccia peggio della fame. Il governo corre a comprare il pane più caro. Ne compra tantissimo. Ed ecco che nuovi esami chiariscono: falso allarme, era buono anche quello a basso costo. Ma intanto, ormai.