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 2021  marzo 24 Mercoledì calendario

Intervista a Romain Grosjean (parla dell’incidente)


«Scrivania, tastiera, maniglie del frigo, giochi dei bambini: tutto è pieno di crema. Devo metterla ogni due ore, la mano sinistra non è guarita. Sono passati più di quattro mesi, e mi fa male 23 ore su 24. Però non mi lamento, l’incidente mi ha reso migliore». Romain Grosjean sorride anche quando mostra le cicatrici della tragedia sfiorata: l’impatto con il guard-rail a 192 km/h, la macchina che si spezza, le fiamme, lui che si libera delle cinture, il «miracolo». Era il primo giro del Gp del Bahrein, domenica la F1 ricomincia proprio lì. Il pilota francese invece sarà negli Usa per prepararsi al campionato Indycar, la vita continua.
Come è stato tornare?
«Normale. Era un test con altri dieci, non essere solo mi ha aiutato: non ero né ansioso né preoccupato. Ma la risposta l’avrò il 18 aprile nella prima gara, in Alabama».
Come va il recupero?
«La mano destra è a posto, quella sinistra è molto fragile: la pelle è debole, per guidare devo inventarmi soluzioni, tipo metterci delle fasce come i tennisti o i motociclisti».
Come è cambiata la sua vita dopo il 29 novembre?
«Tanto e in meglio. A parte il dolore, ho imparato tantissimo su me stesso, sulla vita in generale: sarò per sempre diverso. Ogni giorno rifletto su chi sono, da dove vengo, sulle cose essenziali, sull’importanza di essere felice. Nove volte su dieci da uno schianto del genere non ne esci vivo, e invece sono qui a parlare con lei. Non è fantastico?».
Si sente un sopravvissuto?
«Un po’ sì. Ma sono solo un pilota che ha cercato di adattarsi, di uscire dalle fiamme per tornare dai bambini e dalla moglie. Non mi sento un supereroe, al massimo un super-papà (ha tre figli, ndr)».
Quante volte le torna in mente quella scena?
«Ci cose che non dimenticherò mai: l’incidente a Spa nel 2012, quello a Barcellona del 2018 e il Bahrein. Che ormai è parte di me. Ma poi bisogna chiedersi: “quale lezione ti porti dietro?”».
Quale?
«La tenacia, la resistenza, la freddezza. Lottavo per la vita, per uscire dalla macchina, per sopportare il dolore. Mentre le mani bruciavano mi ripetevo: “Resta concentrato, trova un modo di fuggire”. Ne porto i segni, forse dovrò fare un altro intervento, ma che importa? Posso giocare con i bimbi, guidare, e magari un giorno anche questo dolore sparirà».
Nel report della Fia è scritto che «tutti i dispositivi di sicurezza hanno tenuto e per questo lei è rimasto cosciente».
«Sì, ma si può sempre migliorare: i guanti, per esempio, dovremmo farli più resistenti. Il resto ha tenuto nonostante i 27’’ nelle fiamme. E il casco ha retto a un impatto di 67G. Il poggiatesta invece si è girato e mi ha bloccato».
Che cosa prevale in quei momenti, l’istinto di sopravvivenza?
«Sì, a me sembrava un problema matematico da risolvere. Per sopravvivere dovevo mettere insieme i numeri giusti: prima fare la mossa 1, poi la 2 e la 3. E la se 1 non funzionava, provavo a cambiare la sequenza. È difficile da comprendere dall’esterno, ma mi è parso tutto così razionale».
Razionale?
Vincerà ancora la Mercedes, poi vedo Red Bull e McLaren la Ferrari secondo me è dietro
Sainz? Avrei preso Ricciardo
«Adoro la matematica, volevo fare l’ingegnere aerodinamico».
Crede in Dio?
«No».
Pronostico Mondiale, Mercedes in difficoltà. Guai seri?
«Nei test hanno avuto problemi inattesi: mai visto Hamilton girarsi 3-4 volte così. Ma possono risolvere tutto, in Bahrein vinceranno».
La Red Bull?
«Forte, ma davanti ci sarà ancora la Mercedes».
E Ferrari?
«La vedo dura. Dopo Mercedes e Red Bull, metto la McLaren. Poi Aston Martin e AlphaTauri. Dopo Ferrari e Alpine, pari. E a chiudere Alfa, Williams e Haas».
Lei nel 2020 guidava la Haas, quanto era debole il motore Ferrari rispetto al 2019?
«In qualifica era davvero tanto giù, in gara un po’ meno, ma non riuscivi a sorpassare. Nel 2019 la Ferrari aveva un’unità così buona da spingere Mercedes e Honda a migliorarsi. E quando a Maranello hanno dovuto cambiare (per le direttive Fia, ndr), gli altri avevano fatto un balzo».
Sainz-Leclerc come li vede?
«Una coppia sensata, Charles è il futuro. Anche se mi ha sorpreso la scelta di prendere Carlos, che pure è andato molto bene in McLaren».
Perché?
«Avrei preso Ricciardo».
Il fuoco in F1 negli anni 70 era pericolo costante: alcuni piloti come Jacky Ickx sono sopravvissuti a spaventosi incidenti. Vi siete parlati?
«No, quella per me è un’epoca lontana. Gli unici ricordi erano legati a Niki Lauda, la sua faccia nel paddock era lì a testimoniare di essere un sopravvissuto, era una persona incredibile. Avrei tanto voluto parlarci, condividere la mia esperienza».