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 2021  marzo 24 Mercoledì calendario

Il parlamento dei cambi di casacca


Tutto si trasforma, mentre si creano e si distruggono maggioranze e simboli: è la legge che regola il moto perpetuo del Parlamento. Tre anni sono passati, e tre governi, dalla prima seduta di Camera e Senato, il 23 marzo 2018. Affacciandosi oggi in quelle stesse Aule, il quadro appare assai mutato: 125 deputati e 65 senatori hanno cambiato casacca; alcuni partiti, la Lega su tutti, hanno ingrossato le truppe, altri, a cominciare dai 5 Stelle, le hanno viste ridursi; e poi sono state le stesse formazioni a cambiare.
A ciascuno il suo simbolo
Qualche simbolo ha finito di esistere, in Aula e fuori. Come il «petaloso» Civica popolare – la peonia che ricordava una margherita – fondato da Beatrice Lorenzin per il voto del 2018 e archiviato un anno dopo. Lei adesso è nel Pd. Ma per un fiore che muore, altri sono pronti a sbocciare. La nuova creatura che più ha fatto rumore è ovviamente la renziana Italia viva. Il simbolo di Carlo Calenda, Azione, ha affiancato +Europa di Emma Bonino. Giovanni Toti ha fatto esordire il suo Cambiamo!, con ex azzurri. Ma nel sottobosco del gruppo misto si sono create e disfatte così tante componenti – alcune «sartoriali», cucite addosso a uno, due, tre parlamentari – che è difficile dare conto di tutte. Certe sono comparse e scomparse senza che nessuno, quasi, le notasse se non i loro fondatori. Come i deputati espulsi dal M5S Benedetti, Caiata e Vitiello, che nell’aprile 2019 hanno deciso di costituire una formazione affiliandosi, come richiesto dal regolamento, a una lista che aveva corso (ma senza successo) alle elezioni, 10 Volte meglio. Lista, sia chiaro, della quale non avevano fatto parte. Prima della fine del 2019, comunque, il simbolo 10 Volte meglio scompare dagli elenchi di Montecitorio (ora Benedetti è nel Misto, Caiata con FdI e Vitiello con Iv). Tra gli ultimi nati si segnalano poi L’alternativa c’è, casa dei grillini contrari al governo Draghi, e Facciamo Eco-Federazione dei Verdi, con Rossella Muroni (da Leu) e l’ex ministro Lorenzo Fioramonti.
«Così il Gruppo misto è un paradiso», ha commentato Enrico Letta chiedendo una riforma dei regolamenti di Camera e Senato. Che oggi sembrano porre ostacoli facili da superare. In Senato, ad esempio, per creare un nuovo gruppo serve un simbolo che abbia ottenuto un seggio alle elezioni. E chi ce l’ha può contare su un piccolo tesoro. Italia viva non potrebbe esistere senza Riccardo Nencini, che ha portato in dote ai renziani il simbolo del Psi. Così Bruno Tabacci, con il suo Centro democratico, e Riccardo Merlo, con il Maie: nomi che diventano protagonisti non appena si apre una crisi di governo.
Le crisi accelerano i movimenti
Sono infatti queste che hanno generato le scosse principali in Aula. Quando, nell’agosto 2019, inizia la crisi tra Di Maio e Salvini, il Movimento ha 107 senatori. Un anno dopo sono 95. È sempre la nascita del Conte II a far staccare Iv dal Pd. Nel passaggio al governo Draghi, tra gennaio e il 10 marzo scorso, Openpolis ha contato 65 cambi di casacca, più che nell’intero 2020 (58). In tutto, l’associazione riporta 217 passaggi da un gruppo all’altro: 142 alla Camera e 75 in Senato, perché diversi deputati e senatori hanno fatto più tappe. Come Michela Rostan (Leu, Italia viva e Misto) o Giovanni Marilotti (5 Stelle, Misto, Autonomie, Europeisti).
Il potere logora: il M5S è stato al governo in tutti e tre gli esecutivi della legislatura ed è il partito che ha perso di più. La Lega ha invece 5 senatori e altrettanti deputati in più. Il gruppo degli «Europeisti» nato a sostegno del mai nato Conte ter può contare su ben 10 senatori. Ma adesso una di loro, Tatjana Rojc, ha annunciato che è pronta a tornare al Pd e la stessa esistenza del gruppo è a rischio. Così l’Aula è pronta a trasformarsi ancora.