Agrifoglio, 24 marzo 2021
Un po’ di numeri sull’acqua
L’acqua insalubre è uno dei maggiori problemi sanitari e ambientali del mondo: di quella parte del mondo povera, ovviamente. Il Global Burden of Disease è un importante studio globale sulle cause e sui fattori di rischio di morte e malattia pubblicato sulla rivista medica The Lancet. Dice: la mancanza di accesso a fonti d’acqua sicure è un importante fattore di rischio per malattie infettive, tra cui colera, diarrea, dissenteria, epatite A, tifo e poliomielite. Poi esistono effetti indiretti: meno bevi, più facilmente risenti della malnutrizione, tra cui, in particolare, l’arresto della crescita infantile. Numeri: 1,2 milioni persone sono morte prematuramente nel 2017 a causa dell’acqua non sicura. Per mettere questo dato in scala, è bene far notare che questo numero è il triplo del numero di omicidi nel 2017. E uguale al numero di morti in incidenti stradali a livello globale. Scendiamo ora nel particolare, ci sono grandi differenze nei tassi di mortalità tra i Paesi (tasso di mortalità: il numero di morti per 100.000 persone in un determinato paese o regione). Questi tassi sono, come c’era da aspettarsi, alti nei Paesi a basso reddito, in particolare nell’Africa subsahariana e in Asia: sono, infatti, spesso superiori a 50 morti su 100.000 (nella Repubblica Centrafricana e in Ciad questo indice tocca i 100 su 100.000). Se confrontiamo questi numeri con i tassi di mortalità nei Paesi ad alto reddito, ci accorgiamo che in tutta Europa i tassi sono inferiori a 0,1 decessi per 100.000. È una differenza di oltre 1000 volte. Proviamo, per capire meglio, a cambiare, però, il punto di vista. Chiediamoci, quante persone ha accesso a fonti d’acqua salubri? Questo è un dato che fa bene sperare, perché se nel 1990 solo il 76% della popolazione mondiale aveva questo privilegio, nel 2015 siamo passati al 91%. Ciò significa che il 9% – quasi uno su dieci – non ha accesso a una fonte d’acqua potabile.
Però, precisazione: per potabile si intende quella che arriva mediante collegamento idrico domestico o da fonte situata all’interno dell’abitazione, appezzamento o cortile dell’utente e altre fonti (rubinetti pubblici o tubi di livello, pozzi tubolari o pozzi trivellati, pozzi scavati, sorgenti protette e raccolta dell’acqua piovana). Questo significa che l’accesso all’acqua potabile da una fonte migliorata non garantisce che l’acqua sia sicura o adeguata.
Difatti, solo il 71% della popolazione mondiale ha accesso ad acqua potabile sicura (ciò significa che il 29% del mondo non ha questo privilegio). Quindi l’acqua c’è, anche scarsa in alcuni Paesi, ma facilmente si inquina per il contatto con gli escrementi umani.
La prima questione è senza dubbio: come creare, dunque, servizi igienici a basso costo? Che tipi di bagni e fognature si possono utilizzare in alcune zone dell’India o dell’Africa, per impedire che i bambini facciano il bagno o gli uomini prendano l’acqua vicino ai fanghi di raccolta?
La seconda invece riguarda il cibo. Sappiamo che da una parte produciamo di più e meglio e riusciamo a garantire cibo per più persone, dall’altra, le tecniche agricole hanno un impatto sull’ambiente (e l’acqua fa parte del ciclo).
Però, prima di passare alle questioni tecniche ricordiamo cos’è l’impronta idrica? L’impronta idrica (o water footprint) tiene in conto di tutte le voci utilizzate per un processo. Nel caso dell’agricoltura c’è l’acqua verde (le piogge, non le mettiamo noi), quella blu (l’irrigazione) e quella grigia, ossia la quota che serve a riportare le acque di falda, fiumi, laghi e mare a una concentrazione di residui sotto la soglia di legge. L’acqua grigia non è sempre necessaria, talvolta le piogge apportano più acqua del necessario e quindi fanno fronte all’esigenza in acqua grigia. Dunque, quando diciamo che per produrre carne ci vogliono 15 mila litri d’acqua di che acqua parliamo? Risparmieremo tutti quei litri d’acqua se rinunciassimo alla carne? Affidiamo la risposta a Sergio Saia: se non producessimo quella carne, purtroppo non risparmieremo 15mila litri d’acqua, ma molto meno. Ma comunque un piccolo risparmio ci sarebbe. Quei litri sono tutti quelli utilizzati, anche quelli provenienti dall’acqua piovana, che cadrebbe comunque. Inoltre, nell’ipotesi di produrre qualcosa al posto dei foraggi, dovremmo considerare l’acqua blu e grigia della nuova produzione, che potrebbe anche essere di più della somma dell’acqua blu e grigia dei foraggi (e spesso lo è purtroppo). E voglio sempre ricordare che tutto va misurato in funzione della resa! Le nuove colture potrebbero produrre poco e male.