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 2021  marzo 24 Mercoledì calendario

Il Qatar alza il salario minimo

Saranno pagati all’incirca un euro l’ora per effetto della riforma del lavoro, ma prima rischiavano anche di lavorare senza essere pagati. Una pratica che è stata abolita nell’agosto scorso. Il Qatar si è impegnato a modificare la legge sul lavoro decidendo di aumentare del 33% il salario minimo, portandolo a mille rials quatariani al mese (230 euro), all’incirca un euro l’ora, per effetto della riforma che l’emirato si è impegnato ad approvare in vista dei Mondiali di calcio 2022. A beneficiarne saranno principalmente gli immigrati provenienti da India, Pakistan, Filippine, Bangladesh e Nepal, i lavoratori domestici e quelli dei cantieri per la realizzazione del piano di opere pubbliche lanciato dall’emirato per ospitare la Coppa del Mondo dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. Inoltre, la nuova legge del lavoro prevede per i salariati anche vitto e alloggio, o, in alternativa un’indennità mensile di 180 euro.Il Qatar è il primo paese della regione ad aver introdotto un salario minimo non discriminatorio, ha approvato l’Ilo, l’organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite, che ha stimato che saranno più di 400 mila lavoratori ad beneficiarne direttamente, cioè il 20% del settore privato. Tuttavia le organizzazioni non governative (Ong) puntano il dito sulle carenze della nuova legge. Malgrado l’aumento del 33% del salario minimo le entrate dei lavoratori rimangono piuttosto scarse in rapporto al costo della vita nel paese: un litro di latte o un chilo di riso costano all’incirca 6 rials e una hamburger in un fast-food 25 rials.
Il ricco emirato del Golfo di 2,7 milioni di abitanti, dei quali solo 300 mila qatarioti, ha sempre fatto ricorso ai lavoratori immigrati che si sono trovati a lavorare in condizioni spesso molto difficili, sottopagati, maltrattati e alla mercè del loro datore di lavoro. Secondo il quotidiano britannico The Guardian almeno 6.500 sono morti dal 2010, cioè più di 12 a settimana. Nel precedente sistema di sponsorizzazioni, il cosidddetto «Kafala», i lavoratori immigrati dovevano ottenere l’autorizzazione del loro datore di lavoro per cambiare lavoro, prassi che apriva la strada a numerosi abusi, tra i quali anche quello di non pagare gli stipendi. Una pratica che era un enorme problema prima della pandemia di Covid-19 e che si è aggravato con la crisi che ha paralizzato numerosi settori. Migliaia di lavoratori hanno cercato di cambiare lavoro senza riuscirci per effetto della «Kafala», ora eliminata.
La nuova legge sul lavoro migliora le condizioni di vita di migliaia di lavoratori sul piano della salute e della sicurezza secondo il governo che grazie alla trasformazione del mercato del lavoro dice di voler stimolare gli investimenti e favorire la crescita economica.