Il Sole 24 Ore, 24 marzo 2021
Cibo con gli insetti, apre la fabbrica delle mosche
Se gli insetti sono il cibo del futuro, presto le aziende agricole potrebbero dotarsi della propria personale bugsfarm, cioè la fabbrica di insetti a domicilio. Un perfetto esempio di economia circolare: grazie all’energia termica prodotta dagli impianti di biogas e agli scarti vegetali come nutrimento, si potranno allevare in casa gli insetti – cavallette, grilli, tarme, mosche – da trasformare in farina e mangimi per gli animali.
Un progetto visionario? Non troppo: il mese prossimo, dopo quattro anni di ricerca e un anno di fermo per colpa del Covid, la torinese Bef Biosystems inaugurerà a Casalnoceto, in provincia di Alessandria, il suo primo impianto a bioconverter per l’allevamento di mosche soldato destinate a diventare farina. Per la fornitura degli scarti alimentari con cui nutrire le larve ha stretto accordi con Valsoia e il Birrificio Menabrea, mentre il prodotto finito verrà conferito al produttore di petfood Forza 10. «Con il nostro impianto – assicura Giuseppe Tresso, amministratore delegato di Bef Biosystems – si possono trattare 2mila tonnellate di scarti organici all’anno e produrre ben 120 tonnellate di farina di larve».
Il mercato globale degli insetti, fanno sapere dalla Confagricoltura, è ancore embrionale (nel 2017 valeva 55 milioni di dollari) ma cresce a ritmi sostenuti: secondo le stime di Global Market Insights, raggiungerà i 710 milioni di dollari nel 2024. In Europa, secondo l’Ipiff (International platform of insects for food and feed) ogni anno si producono già 6mila tonnellate di proteine di insetti, che diventeranno 3 milioni di tonnellate entro il 2030. È dal 2017 che la Commissione Ue ha autorizzato l’utilizzo delle proteine di insetti come mangimi per l’acquacoltura e per gli animali domestici, mentre l’ok europeo al loro uso negli allevamenti di suini e polli è atteso per la fine di quest’anno. Anche il consumo umano di insetti in Europa è già stato sdoganato: a gennaio di quest’anno, inoltre, l’Efsa ha dato il primo parere favorevole a un’azienda francese che intende produrre farina di tarme, ed entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare il via libero definitivo al suo commercio.
Il vero business degli insetti però, più che nel piatto, al momento è nelle mangiatoie. Molte delle farine proteiche che si utilizzano per i mangimi derivano dai pesci e in Europa, per l’80%, vengono importate. Dato l’aumento costante della richiesta, il loro prezzo è in salita e ha recentemente toccato i 2mila euro la tonnellata. La farina di insetto, per ora, si vende a 5mila euro alla tonnellata: ancora troppo per essere competitiva.
Eppure, in molti la considerano il futuro e in Europa ci sono Paesi che stanno investendo parecchio. La Francia soprattutto, che sul segmento dell’allevamento degli insetti è riuscita a raccogliere capitali complessivi per un miliardo. Ma anche l’Olanda e il Belgio: in questi ultimi due stati i prodotti a base di insetto sono in vendita nei supermercati già da diverso tempo. La belga Green Kow è stata la prima in Europa a offrire prodotti contenenti insetti da distribuire nei negozi; in Francia i negozi online Insectes comesitbles e La boutique insolite commercializzano snack a base di insetto.
Il modello di allevamento francese, però, si sta rivelando poco efficiente, perché le grandi fabbriche di insetti sono troppo costose. Per questo Confagricoltura, che sostiene chi vuole lanciarsi in questo business, propende per il modello delle piccole bugsfarm, che sono un perfetto esempio di economia circolare e, come tali, dovrebbero anche essere incentivate nell’ambito di un piano per la transizione ecologica del Paese. Non solo: Confagricoltura chiede che vengano presto approvati i regolamenti necessari per semplificare le procedure e la fiscalità di chi in Italia vuole avviare un allevamento di questo genere.
Le sinergie con gli impianti di biogas sono esattamente quello su cui punta il modello di business della Bef Biosystems di Torino: «Entro la fine del 2021 – racconta l’ad Tresso – contiamo di aprire altri dieci impianti a bioconverter, grazie anche a un accordo che abbiamo stretto con il Consorzio italiano biogas».