Il Sole 24 Ore, 24 marzo 2021
Fondi hedge col vento in poppa
Anni di bassa volatilità e di indici di Borsa anestetizzati dalla liquidità delle banche centrali hanno reso sempre meno attrattivi i fondi hedge il cui ritorno di investimento, nell’ultimo decennio, è stato inferiore alla media del mercato: l’indice Credit Suisse Hedge Fund ha guadagnato il 45% a fronte di un +111% messo a segno dall’indice Msci World. Il valore degli asset in gestione è cresciuto. Ma non tanto per l’afflusso di nuovi capitali quanto per la mera rivalutazione degli asset in portafoglio.
Nell’anno della pandemia i fondi hedge sono riusciti a limitare le perdite nel primo trimestre a un -11,5% a fronte di un -21% dell’indice azionario globale. Ma è anche vero che quando il rimbalzo è ripartito (ossia tra il secondo e il quarto trimestre del 2020) l’indice globale ha guadagnato di più (+48,8%) rispetto alla performance media dei fondi hedge (+26,2%). Eppure, nonostante una performance che è stata comunque deludente rispetto alla media del mercato, diversi grossi nomi sono riusciti a distinguersi. Complessivamente – calcola LCH Investments – i 20 maggiori fondi hedge hanno generato plusvalenze per 63,5 miliardi di dollari nel 2020. È il maggior dato da un decennio a questa parte.
Un conto insomma è la performance media dell’industria, un conto sono le storie dei singoli fondi le cui strategie di investimento possono variare di molto a seconda della visione dei loro gestori. Per un nome blasonato come Ray Dalio a cui non è andata troppo bene nell’anno della pandemia (LCH stima perdite per 12,1 miliardi di dollari) c’è chi ne è uscito vincitore come Chase Coleman (10,4 miliardi), Israel Englander (10,2) o Steve Mandel (9,1).
I fondi hedge non sono tutti uguali insomma e anche a fronte dell’ultimo trend sui mercati, la scommessa sul ritorno dell’inflazione e il rialzo dei tassi, c’è chi ci ha visto bene e ha monetizzato il cambio di vento sui mercato essendosi per tempo posizionato in quest’ottica. E c’è invece chi ci è rimasto scottato. Ad esempio Rokos Capital Management, uno dei maggiori fondi macro al mondo, che ha comunque assorbito il colpo senza problemi a fronte del +44% di performance registrato nel 2020.
Con un mercato azionario che ha già riassorbito l’impatto del Covid e un mercato obbligazionario che sconta una normalizzazione delle politiche monetarie gli investitori sono sempre più a caccia di strategie alternative per ottenere un ritorno di investimento. Questo almeno è quanto emerge da un sondaggio condotto da Barclays tra 240 case di investimento depositarie di 5mila miliardi di dollari di asset in gestione dal quale è emersa la volontà, quest’anno, di aumentare del 28% l’esposizione verso i fondi hedge. Per l’industria – calcola Barclays – si tratterà di flussi netti di investimento tra i 10 e i 30 miliardi di dollari. Anche i fondi specializzati in asset illiquidi (private equity e venture capital) beneficeranno dell’interesse del mercato a sperimentare strade alternative. Si stima un aumento del 42% dell’allocazione in questa categoria di fondi. Per contro chi soffrirà di più saranno i fondi monetari vista la maggior propensione al rischio del mercato. Ma anche i fondi azionari passivi che, dopo aver guadagnato quote di mercato per anni a scapito dei fondi attivi potranno subire una battuta d’arresto.