la Repubblica, 23 marzo 2021
Intervista a Claudia Gerini. Parla dei film che ha prodotto
Claudia Gerini è entusiasta: «Amo tanto la vita, forse per questo attraggo anche progetti che sembrano lontani da me, come The tiger’s nest, il film che andrò a girare in Nepal con Brando Quilici. Mai esplorato il family avventuroso.
Non vedo l’ora». Giurata a Cortinametraggio, il festival diretto da Maddalena Mayneri che si tiene fino al 28 marzo – nel rispetto delle norme anti Covid-19 tra presenza e streaming su MYmovies.it – Gerini racconta l’anno della svolta. Non più solo attrice «che però resta il mestiere», ma produttrice «perché voglio esplorare questo lavoro fino in fondo, anche studiando i progetti: l’aspetto più faticoso e più appassionante». Ha sei film in uscita «e spero che escano in sala, perché ci siamo abituati alle piattaforme, allo streaming, ma la magia del grande schermo resta un’altra cosa».
Cosa racconta “The tiger’s nest”?
«È la storia bellissima di un orfano che salva un cucciolo di tigre, l’avventura di un ragazzino (Sunny Pawar, protagonista di Lion – La strada verso casa ) fuggito da un orfanotronofio di cui sono la responsabile. Quilici mi ha conquistato con il suo entusiasmo, sono una persona curiosa. L’attrice doveva essere canadese, Medusa ha voluto un’italiana e mi sono ritrovata nel progetto. Passerò più o meno tre settimane in Nepal: per qualche giorno porto anche le figlie, è un viaggio che ricorderanno».
Fa l’attrice ma ha deciso di dedicarsi alla produzione: cos’è cambiato?
«Ho capito che recitare non mi bastava, fare anche la produttrice è una svolta per me. Sono cresciuta, a dicembre compirò 50 anni: unendo i puntini ho creato una nuova strada. Ho preso i diritti del libro di Camilla Baresani, Il sale rosa dell’Himalaya. Lo produrrò e lo interpreterò».
Cosa l’ha colpita del libro?
«La crudeltà della società, la ferocia dell’opinione pubblica. La protagonista è un modello di donna non classico: ambiziosa, forte, non ha una famiglia. Qualcosa va storto, non può controllare tutto. Non dirigerò il film, per la regia c’è tempo. Poi sto continuando a lavorare sul progetto della serie dedicata a Tina Modotti, un’artista di cui sono innamorata, che merita di essere celebrata. Se fosse stata americana avrebbero già fatto tre film. Devo cercare i soldi, associarmi ad altri, ma nel mio cuore sento che ci riuscirò».
Ha girato “Diabolik” dei Manetti, “Lasciarsi un giorno a Roma” di Edoardo Leo, “Per tutta la vita” di Paolo Costella, “Sulla giostra” di Giorgia Cecere, “Mancino naturale” di Salvatore Allocca e “Evelyne tra le nuvole di Anna Di Francisca”. Che succederà?
«Io vorrei vederli in sala, qualcosa per forza lo vedremo in streaming, c’è una lunga vita sulle piattaforme. Spero che a maggio qualcosa uscirà poi chissà, magari qualche film andrà a Venezia, non si sa mai la vita. I festival ci sono. Però la sala è la sala, è un evento sociale. Quanto è bello andare al cinema con gli amici? Lo so che riaprire sarà difficile e costoso, ma quel piacere va riscoperto».
Se dovesse fare un bilancio, che direbbe?
«Che sono fortunata. Il pubblico femminile, che è il più severo, il più difficile, mi vuole bene. Lo vedo per strada, le signore suonano il clacson per salutarmi. Le donne sanno cogliere il mio lato ironico, autentico, capiscono che dico quello che penso. Sono una donna libera: nonostante “lo famo strano”, l’avvenenza, i ruoli sexy, non ho puntato su quello. Al primo posto c’è l’ironia».
Le donne sanno fare squadra?
«Ho girato Amiche da morire, Nemiche per la pelle, mi sono tanto divertita con Margherita Buy, Sabrina Impacciatore, Cristiana Capotondi. Dobbiamo fare squadra, non posso dimenticare il set di A casa tutti bene di Gabriele Muccino, super contente di stare insieme alle 5 del mattino al trucco. Parto dall’idea: “Se cresci tu, cresco anch’io”. Forse prima c’era più divismo, spero che la popolazione femminile si allei: abbiamo capacità in più, ma possibilità in meno. Solo unite si vince».
Quanto ha contato Carlo Verdone?
«Tantissimo. Mi ha dato coraggio e identità, ha segnato la mia carriera con Viaggi di nozze. Incassò 30 miliardi di lire, Cecchi Gori chiese un’altra commedia. Gli dissi: “Mi piacerebbe cantare” e girammo Sono pazzo di Iris Blond. Conosco Carlo da una vita, rimane un punto fermo. Lo capisco con uno sguardo, gli voglio bene».
A settembre sono 30 anni di “Non è la Rai": chi era nel 1991 Claudia Gerini?
«Una ragazza agli esordi che sognava, come tante: con alcune protagoniste ancora ci sentiamo.
Che tenerezza, è passata una vita.
L’operatore con cui di recente ho girato uno spot, mi ha detto: “Aspettavo fuori dagli studi per vederti, ero innamorato di te”. Alla fine il pubblico te lo cresci».
Lo spot era quello con Can Yaman?
«Sì. Ha un fisicone, è un bel ragazzo diventato fenomeno da social. Ha fan accanite, mai vista una cosa del genere. Farà Sandokan, è il suo momento».