Il Sole 24 Ore, 23 marzo 2021
Il BTp è più internazionale
A gennaio, mentre il debito pubblico sfondava l’ennesimo record superando i 2.603 miliardi di euro (160 miliardi in più in un solo anno), gli investitori stranieri si sono riaffacciati sul mercato dei nostri titoli di Stato con sottoscrizioni pari a 12,7 miliardi, circa il 40 per cento delle emissioni nette effettuate dal Tesoro nel mese. Un anno prima, sempre a gennaio, quando ancora non era scattata l’emergenza sanitaria, gli acquisti di BtP avevano superato i 24 miliardi e mezzo, un avvio brillante che si sarebbe tuttavia congelato nel giro di poche settimane, visto che le instabilità dei mercati innescate dal diffondersi di morti e contagi aveva provocato vendite per 67 miliardi concentrate tra marzo, aprile e maggio. Poi gli acquisti sono tornati in positivo fino a settembre, lasciando spazio solo negli ultimi tre mesi dell’anno ai rimborsi del Tesoro.
Il ritorno degli investitori non residenti è stato segnalato ieri nelle statistiche di Bankitalia sulla bilancia dei pagamenti. Dai dati sul conto finanziario emerge che a gennaio le passività nette sull’estero sono diminuite di 11,9 miliardi, per effetto della forte riduzione (-34,2 miliardi) del saldo debitorio della Banca d’Italia su Target2, cui si sono contrapposti investimenti diretti dall’estero per 1,2 miliardi e afflussi per investimenti di portafoglio per 10,1 miliardi. Nel mese le attività nette sull’estero sono diminuite di 8,4 miliardi. I residenti hanno effettuato investimenti in titoli di portafoglio esteri per 5,6 miliardi (soprattutto quote di fondi comuni); hanno invece ridotto le proprie attività in prestiti, depositi e altri investimenti (per 11,0 miliardi) e gli investimenti diretti (per 1,9 miliardi, soprattutto prestiti intra-societari). Complessivamente, nei dodici mesi terminati a gennaio 2021 l’Italia ha registrato un surplus di conto corrente pari a 61,6 miliardi (il 3,7 per cento del Pil), in crescita del 15% rispetto ai 53,5 miliardi nel corrispondente periodo del 2020. Il miglioramento – si legge nel documento di Bankitalia – è dovuto all’aumento dell’avanzo mercantile (66,3 miliardi, da 57,2) e del surplus dei redditi primari (20,5 miliardi, da 14,6), che ha più che compensato l’incremento del deficit dei servizi (-6,1 miliardi, da -1,8) e dei redditi secondari (-19,3 miliardi, da -16,6).
Tornando al debito pubblico, lo scorso gennaio la quota detenuta dalla Banca d’Italia, protagonista come le altre banche centrali dell’Eurosistema negli acquisti straordinari decisi dalla Bce, è arrivata a 561,7 miliardi, pari al 21,8% del totale; solo un anno prima la quota era al 16,8%, poco sopra i 405 miliardi. Il debito pubblico nei portafogli di non residenti a dicembre 2020 (ultimo dato disponibile) era invece pari a 766,6 miliardi, il 29,8% del totale, due punti in meno rispetto alla quota di fine 2019. Nell’ultimo anno la vita media residua dei titoli in circolazione è rimasta attorno ai sette anni e tre mesi, con una quota maggiore (1.126,9 miliardi) legata scadenze superiori ai cinque anni.