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 2021  marzo 23 Martedì calendario

In Italia metà dell’acqua finisce sprecata

Metà dell’acqua finisce sprecata. Per l’esattezza, 47,6% dell’acqua potabile. La tariffa media italiana di 2,08 euro per metro cubo, cioè 0,2 centesimi al litro, è tra le più basse al mondo e non permette di chiudere i buchi negli acquedotti e di mettere tubature nuove. Lo dice una ricerca condotta da The European House-Ambrosetti dedicata al valore dell’acqua. Lo studio è stato divulgato ieri, Giornata mondiale dell’acqua, e sarà commentato oggi con una conferenza virtuale via web. 
Certo, l’acqua è un valore simbolico, emotivo. È un valore ambientale. È una risorsa per la vita, per l’alimentazione, per la salute e per l’industria. Per la produzione agricola. Questo è il motivo che ha indotto Ambrosetti a coinvolgere tutte le parti coinvolte nella filiera, comprese le istituzioni, per enumerare l’economia dell’acqua in Italia. Ecco un numero: il valore è circa il 17,5% del Pil italiano, comparabile come il Pil dell’intero Sudafrica. 
Che cosa dice lo studio sull’acqua? In sostanza la ricerca dice che gli italiani sottostimano il ruolo di questo elemento, sprecano l’acqua potabile e abusano di acqua imbottigliata, e dice anche che i cambiamenti globali di cui ci parlano climatologi e meteorologi fanno presagire anche una disponibilità minore in futuro. 
Il libro bianco «Valore Acqua per l’Italia 2021» raccoglie i dati economici pluriennali di 2 milioni di aziende operanti nella filiera idrica complessiva, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni. Il fatturato del settore del ciclo idrico esteso nel periodo 2013-2019 è cresciuto del +4,4% l’anno, raggiungendo un valore di 21,4 miliardi di euro. 
Purtroppo il settore soffre di un limitato tasso di investimento. Con 40 euro per abitante l’anno (rispetto a una media europea di 100 euro), l’Italia è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta. Le infrastrutture idriche sono vecchie e inefficienti. 
Circa il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni e il 25% ha più di 50 anni. Il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa: 42% solo nelle reti di distribuzione, 10 punti percentuali in più di 10 anni fa, rispetto al 23% della media europea. Attenzione, le perdite non sono rappresentate solamente dai buchi nei tubi: sono computate fra le perdite tutte le forme di acqua immessa nella conduttura ma non fatturata, come le utilissime fontanelle pubbliche, i clienti morosi che non pagano le bollette, gli antichi diritti di prelievo, le forniture potabili pro bono a istituzioni benefiche o umanitarie e così via.
Un terzo delle famiglie italiane continua a non fidarsi di bere l’acqua dal rubinetto, soprattutto nel Mezzogiorno; il primato del 60% in Sardegna. Non a caso con 200 litri a testa l’anno l’Italia è il primo Paese al mondo per consumi di minerale in bottiglia, contro una media europea di 118 litri, nonostante la qualità dell’acqua sia (in genere) tra le migliori d’Europa. 
Tra le occasioni di rilancio il libro bianco ricorda i fondi di Next Generation EU, che prevedono un investimento di circa 20 miliardi, e un aggiornamento delle tariffe che consenta di finanziare in modo trasparente gli investimenti sulla rete. E di riparare così i tubi malconci.