la Repubblica, 23 marzo 2021
Innamorarsi a 50 anni
L’amore può arrivare quando meno te lo aspetti.
Anche dopo i cinquant’anni, perché non c’è una data di scadenza per innamorarsi. Basta saperlo accoglierlo, avere voglia di mettersi in gioco e aprire il cuore, con coraggio e curiosità. «A 55 anni ho conosciuto Carlo, mio coetaneo. È stato naturale iniziare ad avvicinarci e ancora di più amarci», racconta Ludovica, che oggi è una donna di successo: 57 anni, imprenditrice, vive a Torino. «Mi sentivo troppo “grande” per certe cose, eppure l’ho incontrato nel momento migliore della mia vita.
Quando avevo smesso di avere paura di essere me stessa». Perché «allora avevo appena voltato le spalle a un momento doloroso della mia vita.
Dopo diciotto anni si era chiusa la relazione con l’uomo che pensavo sarebbe stato al mio fianco per sempre. Mi ha lasciato così, con un nulla in mano, il cuore e l’orgoglio feriti. Insegnandomi che girare la testa e accontentarsi per la paura di rimanere soli non è giusto. Ho riflettuto a lungo per tirare fuori un po’ di autostima, riscoprire il mio valore. Innamorarmi finalmente di me è stata la conquista che mi ha permesso poi di aprirmi all’altro senza strategie e attaccamenti morbosi. E soprattutto di farmi coinvolgere senza paura in questa inaspettata storia iniziata con Carlo, la più importante della vita: tra un anno ci sposiamo».
La sua storia non è isolata perché a 50 anni, oggi, le donne sembrano scoprirsi per la prima volta davvero.
Indipendenti, assertive, piacenti e in forma, somigliano alle 35enni di una volta. E di quell’età conservano l’entusiasmo e l’intraprendenza che, miscelate con la saggezza dell’esperienza, diventano un super potere all’insegna della femminilità e della seduzione. «Viviamo in una società dove tutti gli step evolutivi si sono spostati più in avanti. Anni fa, una cinquantenne veniva considerata “vecchia” perché non più fertile e, complici i pregiudizi sulla menopausa, si pensava che arrivare a questa età significasse anche raggiungere la pace dei sensi», spiega Maria Claudia Biscione, psicoterapeuta e sessuologa. «Oggi, invece, sappiamo che a 50 anni una donna è nel pieno della comprensione e realizzazione di sé anche da un punto di vista sessuale».
Dottoressa cosa implica aprirsi all’amore dopo aver percorso già tanta strada, nella vita?
«Darsi una direzione diversa. Vivere un amore dopo i 45, 50, 55 anni, è un’esperienza rinvigorente, un elisir di benessere che allontana la percezione della vecchiaia. Sentirsi coinvolte, appagate dall’incontro con qualcuno, specie se inaspettato, è un dono che negli anni della maturità si riesce ad assaporare in un modo più pieno e consapevole».
Quali sono i plus del trovare l’amore a questa età?
«A 50 anni si può dire di aver imparato dai propri errori e quindi si è più lucide sia sul significato da dare alla parola amore, che nel comprendere chi vada meglio per sé. Si è più libere, disinvolte, capaci di riconoscere la “fuffa” dalla sostanza. A questa età è facile che si siano già vissute storie importanti e che si abbiano dei figli che rendono la vita piena. Si è più brave nel saper scegliere uomini che si incastrino con la quotidianità».
Come cambia il modo di relazionarsi con il partner?
«Si è più sincere, meno filtrate per il bisogno di piacere a tutti i costi. Il partner non è considerato “un assoluto in cui immergersi”, ma qualcuno con cui condividere quel che già abbiamo. È facile che a questa età il copione relazionale assunto in passato lo si sia visto, capito e destrutturato in funzione di uno più funzionale. Le donne a 50 anni sono anche più sicure perché hanno sperimentato sulla propria pelle la capacità di sopravvivere a delusioni, abbandoni, sconfitte, tradimenti.
L’amore è meno idealizzato, più realistico».
Cosa si cerca in un compagno?
Come cambiano le aspettative?
«Normalmente si ha voglia di avere accanto un partner che illumini e non che completi. Si ha molto più chiaro chi si è, e cosa si cerca. Se si è single da tanto, inoltre, la propria individualità diviene un tesoro che si fa più fatica a condividere, per cui l’altro deve essere un valore aggiunto e non un compromesso a cui piegarsi. Poi ci sono anche donne afflitte dalla paura di invecchi are da sole che farebbero di tutto pur di trovare un partner. Ma sono le stesse che a 30 anni non sapevano chi erano e cosa meritavano, e che hanno continuato a non affrontare il problema».
E di timori, invece, ne restano? O ne nascono di nuovi?
«La paura di non essere considerata pienamente attraente, il timore di essere lasciata per donne più giovani, il terrore della competizione, possono essere ostacoli che impediscono di vivere con serenità una relazione. Ma le ansie possono riguardare anche la paura di sentirsi felici. Ed è qui che si affaccia la paura delle malattie che la vita possa accorciarsi e ci si rammarica di essersi incontrati tardi».
Come evitare che le paure guastino una relazione?
«Bisogna trovare il coraggio di affrontare davvero i propri fantasmi e le proprie debolezze. Mettersi in gioco significa guardare con onestà a chi si è diventate e perché. Significa aver imparato ad accettarsi e a perdonarsi, a volersi bene. Solo così non si cadrà nella trappola di “scimmiottare” le giovani. A 50 anni è la personalità a far da padrona: è la sicurezza la formula vincente».