la Repubblica, 22 marzo 2021
Nella notte verde tutte le vacche sono verdi
N ella passione ha sostituito il rosso, nel candore ha preso il posto del bianco, nella pace e nell’armonia ha sfrattato il blu, persino l’orizzonte e il sol dell’avvenire sono diventati verdi.
Green sono l’impegno, i progetti, le battaglie, gli ideali e gli idealismi. E sono verdi i giovani che protestano nella piazze verdi, quelli di Greta e dei Fridays for Future, verdi sono le diete, le manifestazioni, le bandiere.
Davvero il verde è il colore del secolo e promette di dare il tono al millennio anche se gli studiosi e gli storici del colore non ne segnalano ancora tutti i nuovi simbolismi.
Neppure nei libri di Michel Pastoureau ci sono tracce dell’espansione del verde che, dall’insalata e dall’ecologia, è saltato nei green party e nella politica, primo partito in Germania, vincente in Francia, Austria, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia… Si tingono sempre più di verde anche il Regno Unito e soprattutto l’Irlanda.
Ad est sono verdi Lituania e Lettonia. I parlamentari verdi in Europa sono 69 e rappresentano la green generation, protagonista del Green New Deal, transizioni verdi, architetture green ecosostenibili, riciclaggio verde, blocco delle emissioni, alberi, spazi, Greenpeace.
In Italia c’è il verde ma non ci sono i Verdi e ovviamente è green anche il colore del trasformismo: Giuseppe Conte, che ha già indossato tutte le casacche, sta per diventare verde, Grillo si sente verdissimo e Beppe Sala, sindaco di Milano, ha annunziato che si ricandida ma con i Verdi europei (e chissà cosa vorrà dire) e promette una Milano tutta green. Non credo che ci sia mai stato un colore cosi vincente ed è un’evoluzione impensabile per il verde che, nella tecnica dei coloranti, era persino difficile da fissare.
Instabile nel pigmento, il verde aveva una pessima reputazione e le donne evitavano di indossarlo, «chi di verde si veste di sua beltà si fida», e i nobili cavalieri di metterlo sugli stemmi perché segnalava la superstizione, il diavolo e il veleno. Cangiante nella chimica, lo è stato anche nella simbologia: verde era il denaro, lo smeraldo, l’oliva, i bidoni dell’immondizia, il disordine, il semaforo, l’erba del campo da gioco e il feltro del tavolo del casinò, tutti gli stendardi e i turbanti dell’Islam, i corpi degli ominidi marziani, le purghe, gli acidi e il razzismo padano della Lega di Bossi «va cagà i padrun, va a cagà i terrun». La parola inglese green e quella tedesca Grün hanno la radice indoeuropea e rimandano a “crescere”; l’italiano verde e il francese vert hanno invece una radice latina che rimanda a germogliare e fiorire. Ebbene, il colore verde è così cresciuto e così fiorito da essere diventato moda, filosofia, letteratura, cinema, canzoni, scuola, ingegneria, tecnologia… Il verde ha preso così tanti significati da perderli tutti tranne quelli della demagogia e del conformismo esibito. È il colore dell’ indistinto assoluto, l’ossessione collettiva della notte in cui tutte la vacche sono verdi.