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 2021  marzo 22 Lunedì calendario

Intervista a Larissa Iapichino


Lei è una delle pietre preziose dello sport italiano, ancora da levigare ma già capace di stabilire il record mondiale del lungo under 20 e quello italiano indoor in coabitazione con la mamma Fiona May. Ma Larissa Iapichino è anche la diciottenne della Dad, delle mascherine, del distanziamento, dei tamponi a ripetizione, delle feste negate con i compagni di classe.
Della possibile Olimpiade con poco o niente pubblico, del fuggi fuggi dal villaggio per non stare in troppi negli stessi appartamenti.
Larissa, che significa avere diciotto anni così?
«Questa quotidianità è brutta. Non vedi i volti delle persone, siamo tutti mascherati. Ma la mia generazione potrà raccontare di aver vissuto questo periodo a testa alta. Ci siamo comportati veramente bene, quando all’improvviso i ragazzi non sono potuti più uscire con gli amici il sabato sera. Da un giorno all’altro non hanno potuto più abbracciarsi, distanziati dai loro cari, chiusi in casa senza contatti fisici. È un’esperienza piena di valori che trasmetteremo ai nostri figli».
Ha già ottenuto il minimo per Tokyo, potrebbe fare da pioniera nei Giochi condizionati dal Covid.
«Mi dispiace, per fortuna questa situazione non si è mai vissuta in passato. Probabilmente non potremo stare tutti al villaggio, dovremo entrarci e uscirne a turno».
Però, in fondo, sarebbe sempre la prima Olimpiade.
«È qualcosa che sogno da sempre, da quando volevo andarci da ginnasta».
Ginnasta?
«Certo, ho iniziato con la ginnastica artistica, sognavo i Giochi ma non ero così brava. Pensare che qualche anno dopo ci posso andare sul serio non mi sembra vero, sono fomentata dalle emozioni, non capisco niente, sono confusa, mi chiedo “l’ho fatto davvero?”. Il mio cervello vede tutto questo come surreale».
Se la scegliessero come portabandiera?
«Che dire... penso che ci siano campioni che lo meritano più di me, preferirei un veterano, un simbolo».
Com’è stato affrontare le leonesse, come ha definito le
campionesse trovate nel suo esordio agli Europei indoor?
«I campionati sono un bagno di sangue, ci sono atlete dagli artigli affilatissimi. Parto svantaggiata, per arrivare a quei livelli mi serve un briciolo d’esperienza in più. Però il bello è che le altre cominciano a percepire la mia presenza».
Ci racconti.
«La capitana azzurra Chiara Rosa mi ha detto: “quando ho iniziato in nazionale salutavo la madre, ora battezzo la figlia”. Le avversarie non pensano ancora a me come a un pericolo, però sanno che ci sono».
Con una mamma come Fiona May
poi è difficile far finta di niente.
«Non amo stare al centro dell’attenzione, però mi impressiona sapere che mi conoscono miei idoli come Heike Drechsler. Oppure Greg Rutherford, campione olimpico, che ha risposto a un tweet di mamma».
Come hanno reagito i suoi genitori quando ha debuttato?
«Quando ho rischiato l’eliminazione mamma mi ha detto “te la sei vista brutta”. Mio papà invece era impazzito, vedeva i miei salti e diceva che bisognava aggiustare la rincorsa, “devono mandarla indietro” urlava».
Lei vive con suo padre Gianni Iapichino, ex primatista italiano dell’asta, che dice di essere il suo punching ball.
«Siamo due caratteri forti, però lui me la dà vinta, sennò la nostra vita sarebbe un campo di battaglia. Si arrende per il bene comune».
In lei ci sono l’Inghilterra e la Giamaica della mamma, l’Italia e gli Stati Uniti del papà.
«Sì, sono cresciuta con tante culture, e questo si nota soprattutto nella musica. I classici americani, inglesi, il metal di papà, gli anni Ottanta di mamma. Ricordo le facce quando parlavo ai miei compagni degli Abba, e mi dicevano tipo “chi so’?”. Oppure l’identità caraibica di Rihanna, quanto la sento. Sono una miscela di mondi nel modo di pensare, esprimermi, usando parole inglesi e italiane. Vorrei fare un viaggio in Giamaica per sapere da dove vengo».
Il suo accento è molto toscano.
«Io amo Firenze, è meravigliosa, si respira arte ovunque. Firenze è l’incarnazione della bellezza, mi stupisce pensare come esseri umani possano aver concepito capolavori del genere. Nelle sculture del Canova vedo tutti quei dettagli, mi affascina sapere che qualcuno li abbia potuti immaginare. Un genio pazzesco, e sono senza fiato pensando che camminava sulla stessa terra che calpesto io. Poi il David di Michelangelo, come è possibile che esista davvero?».
Ha fatto anche la modella.
«Le sfilate le facevo da piccola, e non mi piacevano, volevo starne lontana.
Come si cambia: mi sarebbe piaciuto ricominciare, quando mi ha chiamato RedValentino ero al settimo cielo. Mi sono identificata col brand, adoro questo mondo e prima di addormentarmi vedo le sfilate».
Più difficile un’interrogazione di fisica o un campionato europeo?
«Fisica, senza dubbio. Proprio non sono portata, l’atletica in confronto è una passeggiata».
Più difficile la maturità o i Giochi che l’aspettano in estate?
«Più dura Tokyo, in fondo con l’esame orale non mi trovo male.
Però mamma mi ha detto che l’emozione dell’Olimpiade non si può spiegare, per la sua atmosfera».
Diventerà magistrato?
«La magistratura è al primo posto tra le mie preferenze, ma è tostissimo il percorso. Vediamo che succede, di sicuro mi iscrivo a giurisprudenza».
Che libri legge verso Tokyo?
«Studio Verga al liceo. Però voglio leggere 1984 di George Orwell, e capire se ci sono elementi utili per interpretare il periodo che stiamo vivendo».