la Repubblica, 22 marzo 2021
La mappa della Ue per l’autonomia vaccinale
Ad aprile saranno consegnate anche le prime fiale del nuovo centro di produzione del laboratorio BioNTech a Marburgo, in Germania, con una capacità di 750 milioni di dosi all’anno. L’impianto è stato inaugurato a febbraio e produrrà il principio attivo del vaccino di Pfizer. Per il nuovo siero di Johnson&Johnson (Janssen), l’ultimo approvato dall’Ema, sono già in pista Spagna e Italia
Bruxelles Anais Ginori, Parigi Dopo due mesi di lavoro prende slancio la strategia europea per arrivare alla sospirata autonomia produttiva dei vaccini. In settimana partiranno due nuovi stabilimenti in Francia per infialare Pfizer e Moderna. In Germania è già operativo un impianto supplementare di Pfizer- Biontech, che da aprile inizierà le consegne all’Unione. E in settimana arriverà il sospirato il via libera dell’Ema ad Halix, la seconda fabbrica continentale di AstraZeneca a Leiden, in Olanda. Con l’Italia a sua volta pronta ad entrare nel grande gioco del vaccino Made in Eu. «Il 14 luglio avremo la capacità di raggiungere l’immunità del continente senza più dipendere dagli altri», assicura il commissario Ue all’Industria, Thierry Breton.
Proprio Breton su mandato di Ursula von der Leyen è regista dell’operazione che punta coordinare governi e aziende pronte a convertire la produzione per sfornare nuovi vaccini accedendo ai brevetti delle Big Pharma. Una strategia sulla quale la presidente tedesca dell’Eurogoverno – assediata dalle critiche – si gioca un pezzo di futuro politico. L’obiettivo è aumentare subito le forniture per riuscire a immunizzare il 70% della popolazione adulta entro l’estate. Sul medio-lungo termine si punta invece all’indipendenza produttiva per vaccinare periodicamente gli europei, un po’ come avviene per l’influenza, mostrandosi autonomi rispetto ai nazionalismi vaccinali di Regno Unito e Usa. «A fine anno – assicura Breton – sforneremo 2-3 miliardi di dosi all’anno, saremo il primo continente per produzione».
Progressivamente l’Europa sta raddoppiando la capacità mensile: a gennaio era di 14 milioni di dosi, a febbraio di 28 e a marzo di 60. Ma si deve salire ancora visto che i vaccini arrivano con il contagocce. Principalmente per colpa di AstraZeneca, che ha consegnato meno del 30% delle dosi previste e si rifiuta di inviare le fiale che produce nel Regno Unito, come pure dovrebbe da contratto Ue (Bruxelles ha appena messo in mora l’azienda). Per questa ragione al summit di giovedì i capi di Stato e di governo dei Ventisette parleranno di blocco totale dell’export, azioni legali e sequestro dei brevetti, degli impianti o delle fiale. Ma difficilmente arriverà una decisione forte per via delle spaccature tra leader.
I dirigenti europei comunque alla vigilia dei loro colloqui riceveranno un regalo dall’Ema, che entro giovedì dopo le ispezioni dei giorni scorsi darà il via libera alla produzione di AstraZeneca nell’impianto di Halix. La casa anglo-svedese aveva giustificato i ritardi alle consegne alla Ue proprio con il mancato semaforo verde al sito olandese. E sempre ad aprile gli esperti dell’Ema voleranno e, dall’estate, la francese Sanofi. Tra maggio e giugno l’Ema darà il via libera al quinto vaccino, quello di Curevac, su cui si sono già mobilitati tra gli altri Francia e Italia (con Thermo Fisher di Monza e Ferentino). Da luglio sempre Sanofi – con impianti in Germania – lancerà la produzione di Pfizer-BioNTech.
La start-up americana Moderna invece si è affidata al produttore svizzero Lonza, con l’impianto di Visp in fase di potenziamento su tre delle sue quattro linee di produzione: a regime sforneranno ognuna 100 milioni di dosi all’anno. Anche la fabbrica di Pfizer a Puurs, in Belgio, è stata ampliata. In Francia intanto a giorni partirà l’infialamento di Moderna e Pfizer-BioNtech nella Loira, a Monts, e a Saint-Rémy-sur-Avre. Laboratori sostenuti finanziariamente anche dal governo di Parigi.
Insomma, per Breton «stiamo facendo qualcosa di inedito: costruire una capacità produttiva in pochi mesi quando di solito ci vogliono anni». Un ottimismo che lo porta ad aggiungere: «Non avremo bisogno di Sputnik, i russi hanno grandi difficoltà a produrlo e se avranno bisogno li aiuteremo noi nel secondo semestre».
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