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 2021  marzo 22 Lunedì calendario

La storia di Anne Lister


C’è qualche signora che ricordi di essere mai stata corteggiata con tanta veemenza e adorazione, rispetto e audacia, lacrime, sorrisi, piccoli doni tipo fiorellini di campo, in ginocchio, in carrozza, per settimane e settimane, per lettera, con poesie, lunghe dichiarazioni d’amore, visite più volte al dì, giorno dopo giorno, ritrovandosi poi, esausta, dopo lunga ritrosia e un interminabile cinguettio, coperta di baci e con una testa sotto le gonne, tra le gambe? Bisognerebbe aver vissuto un paio di secoli fa, ed essere stata sia una creaturina tipo le fanciulle però senza orgoglio raccontate da Jane Austen, sia un signor Darcy ben lontano da ogni pregiudizio, e soprannominato in questa storia Gentleman Jack: che in realtà è un Gentleman Anne, cioè donna, una signora di piccola nobiltà terriera, in possesso di una dimora del ‘400 (tuttora esistente), non sufficientemente agiata per vivere come vorrebbe, avida di scalata sociale e finanziaria, abile negli affari, gran viaggiatrice e donna molto colta, camminatrice e cavallerizza sfrenata, decisa a fare a meno degli uomini, a ignorare ogni convenzione, a farsi amare dalle donne solo se ricche e generose e persino a sposarle: “Nessuna mi ha mai detto di no” è il suo motto.
Attorno al 1830, naturalmente in Inghilterra, è la storia di Anne Lister, 1791-1840, vissuta ad Alifax e in mezzo mondo, non proprio la prima lesbica dichiarata dell’età moderna, essendo stata preceduta dalla famose Signore di Llangollen, una coppia femminile inglese che non si era mai nascosta e incuriosiva soprattutto gli intellettuali che andavano a far loro visita. Nel 1822 ci andò anche Anne, restandone delusa. Arriva adesso su laF
Gentleman Jack, una serie (stanno già preparando la seconda stagione) in otto puntate davvero entusiasmante, se non fosse per l’eccesso di lamenti e gemiti della sedotta ma capricciosa ereditiera Ann Walker, che fa perdere un sacco di tempo alla sua seduttrice. Scritta e in parte diretta da Sally Wainwright, star del ramo fiction, la storia si ispira ai diari della irrefrenabile dama Anne Lisner, 7700 fogli, 4 milioni di parole, quasi tutte scritte per pudicizia (si parla di clitoride, orgasmo, infezioni che si scambiavano le signore) con un codice basato sui simboli matematici e l’alfabeto greco; finalmente decifrato nel 1890, è stato pubblicato per la prima volta nel 1980.
La protagonista irrompe agli inizi della prima puntata, saltando da una carrozza di posta da lei guidata, marcia veloce sistemandosi in testa l’alta tuba e agitando il bastone da passeggio, abbigliata secondo uno stile che si è inventata, elegantissima e spericolata: niente colori pastello, niente cuffiette o cappelli con piume e fiori e uccellini delle signore del suo ceto (le altre tutto un rammendo). Lei è sempre vestita di nero (nella serie anche di blu) porta un lungo cappotto maschile sopra la gonna, il gilet, il cravattone, un rubino a forma di cuore sul petto. Ha di molto ridimensionato l’orribile pettinatura d’epoca, due soli boccoli alle tempie anziché un intero ridicolo mazzo.
Anne, la donna che voleva amare le donne senza voler essere un uomo, però con i privilegi degli uomini dell’epoca, ha la bella faccia intelligente e volitiva di Suranne Jones, i modi bruschi e impazienti, il fascino e la sicurezza seduttiva che la vera Anne dimostra nei suoi diari. I momenti più interessanti del personaggio non sono quelli romantici, quando si distende sul divano per sussurrare cose tra gli orecchini della sua noiosissima vittima Ann Walker (la biondina Sophie Rundle) o la palpeggia selvaggiamente tra le lenzuola mentre la poverina fa le brutte cose con la Bibbia in mano. Ma quando Anne affronta gli uomini, piantandosi molto vicino, lo sguardo fermo nei loro occhi come mai nessuna donna avrebbe fatto allora (esempio ancora utile per signorine che si lasciano svillaneggiare dai maschi senza rispondere con un calcio) e sa distruggerne, con la sua intelligenza e cultura, la supponenza, la certezza che le donne non contano nulla e che il potere virile è indistruttibile. Giurando che non si sarebbe mai sposata (il denaro della moglie andava totalmente al marito), Anne ha ottenuto tutta l’eredità dello zio ricco, comprese le miniere di carbone: ma i soldi non le bastano mai e come i gentiluomini decisi a sistemarsi anche lei aspira, oltre al corpicino dell’uggiosa Ann, soprattutto al suo denaro.
La serie parte dal 1832 quando Anne ha 36 anni e inizia il suo corpo a corpo con Ann Walker che ne ha 29, cioè per l’epoca già una zitella. Ma nei meravigliosi diari (non nella serie) prima di lei ci sono state, intrecciate nel tempo, Eliza, Isabella, Mariana, Elizabeth, Miss Vallance, Maria, Sibella, Vere: “Non posso stare senza una donna” è la sua scusa. Con una o l’altra, nella vita viaggerà nel mondo nella scomoda carrozza di famiglia: Londra, Parigi, Roma, la Scozia i Pirenei, la Danimarca, la Germania, Mosca, il Caucaso. Dopo tanto penare “l’ho toccata un po’ ma presto mi ha detto che la stancavo troppo. Io avevo le mutande e non ho mai cercato di avvicinarmi sapendo che non potevo farlo bene. Sono stanca di lei. Oh se potessi sbarazzarmene!”. Invece pochi giorni dopo Ann cede (il sesso è già annoso), si scambiano gli anelli, si dichiarano sposate e finalmente Anne entra in possesso delle proprietà della sua donna e sistemerà i suoi affari. Questo dai diari, non so nulla invece delle ultime puntate di Gentleman Jack perché laF le tiene giustamente segrete. Fremiamo nell’attesa, ma poi non si dovrebbe tralasciare di leggere almeno questo libro, Nessuna mi ha mai detto di no, i famosi diari commentati dalla tedesca Angela Steidele, traduzione e prefazione italiana della geniale Margherita Giacobino (Somara! Edizioni).