Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  marzo 21 Domenica calendario

Pierre Rosenberg, collezionista di volpi di vetro

«Venezia mi manca terribilmente» confida Pierre Rosenberg, che dal 1995 è tra gli Immortels dell’Académie française. «Di solito ci passo una settimana al mese, perché ho bisogno di pause veneziane per scrivere. Avrei dovuto arrivare in Laguna per inaugurare domani la mostra L’Arca di vetro, dedicata alla mia collezione di animali, ma causa Covid 19 è tutto rinviato».Allestita nelle Stanze del Vetro della Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la mostra (in cartellone fino al 1° agosto) presenta oltre 750 pezzi di Murano del XX e XXI secolo – elefanti, giraffe, orsi, pappagalli, tartarughe, farfalle e persino minuscoli insetti – raccolti da Rosenberg in trent’anni di frequentazione veneziana. Storico dell’arte tra i maggiori esperti di dipinti e disegni europei del Barocco e Rococò, ha fatto carriera al Louvre. Vi entrò nel 1962 come semplice assistente al Dipartimento di Pittura e ne divenne Direttore e Presidente nel 1994, incarico che ha lasciato nel 2001 per andare in pensione. I vetri animalier sono soltanto il capitolo più recente di una vita da collezionista.«Sono nato a Parigi nel 1936 da rifugiati tedeschi – racconta – da bambino collezionavo piume d’uccelli, francobolli con timbri postali e anche biglie che, non a caso, sono in vetro. Queste ultime le conservo ancora, fanno parte della mia poliedrica collezione, anche se non so bene dove siano tutte». In sessant’anni ha messo insieme un patrimonio di 680 quadri e 3.500 disegni dal XVI al XX secolo, oltre un migliaio di vetri di Murano e 45mila libri d’arte, per un valore di circa 30 milioni di euro. «Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso frequentavo tre volte alla settimana Drouot, la celebre casa d’aste parigina – ricorda – e al sabato mattina il mercato delle pulci, che visitavo all’alba. All’epoca i prezzi erano bassissimi e anche con salari modesti si potevano formare belle collezioni». Recentemente ha donato la sua al Musée des Hauts-de-Seine, che entro il 2025 confluirà nell’erigendo Musée du Grand siècle, ubicato nel Parco di Saint Cloud, alle porte di Parigi.Per mestiere ha sempre frequentato musei e collezionisti; funzionario di Stato, alle aste batteva i quadri per arricchire le raccolte di Francia e ancora oggi è celeberrimo il suo occhio, acuto, veloce, quasi infallibile nell’attribuire un dipinto o un disegno e nel fare la fortuna o la disgrazia di un mercante. Specialista di La Tour, Poussin, Chardin, Fragonard – per citare i suoi preferiti e sui quali ha scritto testi fondamentali – ha ceduto al fascino del vetro soffiato. Quando è successo?«Alla fine degli anni ’80. Soggiornavo periodicamente a Venezia, dove nel 2001 ho preso casa nel sestiere di Dorsoduro con mia moglie, Béatrice de Rothschild. Un giorno ero «Al Covo», quando notai una piccola teca di vetri, così, alla fine del pranzo, chiesi ai proprietari del ristorante informazioni su quegli oggetti. In particolare la mia attenzione era caduta su un pesce, che poi mi spiegarono essere di Licio Zanetti – spero che le curatrici Giordana Naccari e Cristina Beltrani lo abbiano messo in mostra – e i due ristoratori, una coppia davvero simpatica, lui veneziano lei texana, mossi dal mio entusiasmo, con grande generosità me lo regalarono». Il secondo animale, invece, lo acquistò in galleria, da Rosella Junk, specializzata nel vetro. «Un giorno – prosegue Rosenberg – mi colpì nella sua vetrina un bellissimo bassotto rosso. Sapendo che mia suocera ama molto i bassotti, lo acquistai, nonostante fosse già abbastanza costoso; alla fine, però, il vetro rimase a me. La mia collezione, dunque, è iniziata in modo un po’ casuale e resta inevitabilmente legata alle occasioni della mia vita».Da quel momento Rosenberg inizia a interessarsi alle diverse aziende e alle differenti tecniche, scoprendo l’abisso tra la lavorazione a lume e il vetro soffiato. «Purtroppo – confessa – non sono mai entrato nello specifico della tecnica di queste creazioni e alcuni aspetti mi sfuggono ancora oggi. Ho scelto gli animali istintivamente, perché ne amavo la forma, ma senza la consapevolezza che contraddistingue l’operare del vero collezionista. Credo di essermi interessato agli animali perché erano meno alla moda dei vasi e sono più divertenti».Nella vita ama i gatti «hanno una natura schiva – spiega – sono difficili da comprendere e da raffigurare, nel vetro quanto in pittura», ma in collezione la sua favorita è una volpe blu. «Ce la regalò Archimede Seguso, conosciuto in fornace. Mia moglie e io conserviamo un bellissimo ricordo di quel giorno».Da anni lavora al catalogo ragionato dei quadri di Nicolas Poussin, giunto al quarto volume; «è il mio grande progetto – rivela – non escludo di terminarlo nel 2023» e intanto aggiunge pezzi alla sua raccolta: «In fondo collezionare è l’unico vizio non proibito che conosco!» chiosa sornione.