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 2021  marzo 21 Domenica calendario

Il mosaico asiatico di Joe Biden

Quanto avvenuto nell’ultima settimana dimostra che l’approccio allo scacchiere dell’Indo-Pacifico dell’amministrazione Biden si distingue per la sovrapposizione fra tre aspetti: cooperazione con partner e alleati sui temi globali, dalla pandemia al clima alla ripresa economica; confronto aspro con il rivale strategico regionale; volontà di rafforzare il ruolo Usa affrontando anche temi finora tabù. Per l’Europa può essere utile e importante cogliere tali elementi di novità perché alzano il velo sulla più generale visione delle relazioni internazionali della Casa Bianca alla vigilia della prima visita alla Nato del nuovo segretario di Stato Antony Blinken.
Il primo e cruciale tassello della strategia asiatica di Joe Biden è la volontà di far partire in tempi stretti una cooperazione con i propri partner ed alleati sui temi globali. Il summit del Quad – con i leader di Australia, Giappone e India – lo ha evidenziato perché si tratta di un forum creato nel 2004 per far fronte all’impatto dello tsunami che devastò l’Indonesia – ovvero le emergenze climatiche – che in questa occasione ha concordato misure per aggredire la pandemia Covid-19 producendo un miliardo di vaccini in India entro il 2022.
Ovvero, il Quad mette a disposizione le sue risorse, d’intesa con il programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità, per diventare la trincea avanzata contro il virus dall’Asia del Sud all’Estremo Oriente, dove i vaccini scarseggiano pericolosamente. È una mossa duplice perché da un lato fa nascere una coalizione anti-virus asiatica guidata dagli Usa per soccorrere i Paesi più poveri e dall’altro punta a rivaleggiare con Pechino nella sua stessa regione sul tema strategico della sicurezza sanitaria. La sfida alla Cina di Xi Jinping diventa ancora più chiara tenendo conto che subito dopo il Quad i Segretari di Stato e alla Difesa – Antony Blinken e Lloyd Austin – si sono recati in visita in Sud Corea e Giappone per gettare le basi di un approccio condiviso alla crescita militare cinese ed alla minaccia nucleare nordcoreana. Ed a conclusione di questa raffica di eventi Blinken ha incontrato ad Anchorage, in Alaska, il super plenipotenziario cinese Yang Jiechi, per illustrargli un’agenda di disaccordi che va ben oltre i contenziosi commerciali – pur molto significativi – sollevati dall’amministrazione Trump perché include la denuncia delle aggressioni cyber contro Usa ed alleati, il rispetto della sovranità di Taiwan, e la tutela dei diritti dei residenti di Hong Kong come dei musulmani nel Xinjiang. L’aspra reazione di Pechino si spiega proprio con il fatto che Washington ha messo sul piatto tutti i temi finora tabù per la diplomazia ufficiale: chiamare in causa le incursioni cyber cinesi significa andare al cuore dei timori di infiltrazione in Occidente così come difendere Taiwan significa ostacolare il disegno di Xi di ricongiungerla alla “madrepatria” e parlare di Hong Kong e Xinjiang implica il prepotente ritorno dei diritti umani sotto i riflettori. Se a ciò aggiungiamo che il Quad si propone come punto di riferimento di altre alleanze regionali – dall’Asean alle isole del Pacifico – e ha come priorità favorire la ripresa economica per rendere “più libero, aperto, sicuro e prospero” lo scacchiere regionale che va dall’Oceano Indiano al Pacifico, teatro della maggioranza degli scambi commerciali del Pianeta, non è difficile arrivare alla conclusione che Biden sta progettando una risposta globale, e di lungo termine, alla “Nuova Via della Seta” di Xi.
Per mettere Pechino all’angolo non solo sui temi che evocano la prima guerra fredda – diritti umani, crisi regionali, armamenti – ma anche su quelli che distinguono il nuovo secolo: clima, cyber, pandemia e crescita economica contro le diseguaglianze. Per questo un altro tassello del mosaico asiatico di Biden è John Kerry, l’inviato speciale sul clima, che dopo il ritorno degli Usa negli Accordi di Parigi ha concordato con la commissione Ue una strategia comune nei confronti della Cina che ha appena varato un piano di sviluppo quinquennale che prevede più investimenti nelle centrali a carbone riducendo le speranze degli ambientalisti per un’inversione di tendenza a favore delle energie rinnovabili per diminuire le emissioni nocive. Ciò significa che Biden guarda al summit Onu sul clima di Glasgow in autunno come un’occasione per mettere alle strette la Cina – e forse anche la Russia – per lo scarso rispetto nei confronti dell’ambiente. Ce n’è abbastanza per dedurre che l’impegno di Biden a «fornire il surplus di vaccini ad alleati e partner quando tutti gli americani saranno vaccinati» si annuncia sin d’ora come il momento per tentare di ridefinire attorno ai temi globali un equilibrio internazionale capace di ridimensionare le attuali ambizioni di Pechino e Mosca.