Il Sole 24 Ore, 20 marzo 2021
Crack Po Vicenza, Zonin condannato a più di sei anni
Dietro Pop Vicenza c’era un sistema di «operazioni simulate» e «false notizie» con comunicati stampa, che servivano a nascondere una voragine finanziaria da poco meno di 1 miliardo di euro, così da mandare in fumo circa 7 miliardi di risparmi. Per questo l’ex dominus dell’istituto vicentino, Giovanni Zonin, è stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione.
Così ha deciso il Tribunale di Vicenza, accogliendo in parte le accuse dei sostituti procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, autori della maxi inchiesta che ha scoperchiato l’illecito meccanismo dei «prestiti baciati», ossia soldi concessi ai clienti con la richiesta esplicita di acquistare contemporaneamente azioni della banca. Un modo – ha scoperto la Guardia di finanza – per attribuire alle azioni valori arbitrari non in linea con la reale situazione patrimoniale.
Con Zonin sono stati condannati anche gli ex vice direttori Emanuele Giustini, sei anni e tre mesi, Paolo Marin e Andrea Piazzetta, sei anni. Nei loro confronti sono stati ipotizzati, a vario titolo, i reati di falso in prospetto, ostacolo all’autorità di vigilanza e aggiotaggio.
Assolti con la formula de «il fatto non costituisce reato», Giuseppe Zigliotto, ex consigliere del Cda, e Massimiliano Pellegrini, ex dirigente bancario. Stralciata, invece, la posizione dell’ex dg Samuele Sorato.
Il Tribunale ha stabilito la confisca per equivalente di 963.000.000 di euro, il valore del buco causato alle casse dell’istituto. Per violazione della normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti, è stata condannata Banca Popolare di Vicenza Lca alla sanzione pecuniaria di 364.ooo.ooo di euro, oltre a una confisca da 74.212.687. Ai condannati, inoltre, è stato imposto il pagamento di una provvisionale in favore di Bankitalia pari a 601.017 euro, mentre solo Giustini dovrà liquidare alla Consob 186.570 euro.
Le motivazioni saranno depositate entro un termine di 90 giorni, ma già leggendo il dispositivo è possibile tirare le somme di un processo durato due anni, con 115 udienze e più di 160 testimoni escussi tra accusa e difesa.
«Abbiamo una condanna ed era importante per i piccoli azionisti che hanno perso i loro risparmi. Ora vedremo come fare per ottenere i risarcimenti», ha commentato l’avvocato Renato Bertelle, uno dei legali che ha assistito alcune delle 8mila parti civili.
Il dibattimento ha portato alla luce il presunto «sistema» Pop Vicenza e le operazioni di prestito illecite. Un meccanismo celato a Bankitalia, che non avrebbe potuto visionare i dati di bilancio. Con il ruolo di Zonin, grande orchestratore, che «ha avallato la prassi aziendale della concessione di finanziamenti finalizzati all’acquisto e/o sottoscrizione di azioni proprie (...) attuata al fine di rappresentare alle Autorità di vigilanza e ai soci di mercato una falsa situazione patrimoniale e di adeguatezza rispetto ai requisiti prudenziali».
Operazioni simulate, ma anche una serie di «artifici» in «occasione degli aumenti di capitale del 2013 e 2014 di azioni Bpvi, per un controvalore di 963 milioni (…) così determinando in apparenza liquidità sul mercato secondario». A ciò si aggiunga la «omessa iscrizione al passivo dei bilanci 2012, 2013 e 2014 di una riserva pari all’importo complessivo delle operazioni di finanziamento finalizzate all’acquisto e alla sottoscrizione di azioni». Il tutto, condito da una presunta «macchina comunicativa» che aveva lo scopo di diffondere «false notizie» che enfatizzavano gli stessi aspetti critici, come la concessione dei finanziamenti.