Il Sole 24 Ore, 20 marzo 2021
La pandemia ruba le braccia (straniere) all’agricoltura
A inizio marzo il Marocco ha chiuso le frontiere per Covid e ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia. E questo, per le imprese agricole italiane, è un grosso guaio, dice la Coldiretti: la comunità marocchina è una delle più numerose tra i lavoratori agricoli stranieri. Si tratta di braccianti specializzati, con cui ogni anno le imprese italiane firmano regolari contratti stagionali, e il blocco delle partenze è scattato proprio in un momento delicato per le aziende agricole, che hanno cominciato i trapianti per le produzioni estive e si avviano alla raccolta delle fragole e dei primi ortaggi. L’anno scorso Confagricoltura dovette organizzarsi da sola un volo charter, per portare in Abruzzo tutti i lavoratori marocchini che servivano per la stagione: un terzo di loro, finita la stagione a Natale, è rimasto in Italia e ora è pronto a riprendere il lavoro. Per tutti gli altri, però, potrebbe rendersi necessaria una nuova iniziativa diplomatica. E magari un nuovo volo charter.
La situazione delle campagne italiane però è più drammatica e non riguarda solo i lavoratori marocchini. Dopo un anno di pandemia nulla è migliorato, ed esattamente come l’anno scorso si sta riproponendo l’emergenza lavoratori agricoli. Con la stessa gravità e con la stessa assenza di soluzioni della primavera del 2020. All’appello mancano migliaia di braccianti: gli ultimi dati Eban, fanno sapere da Confagricoltura, dicono che quelli stranieri sono oltre 340mila, pari al 32% della forza lavoro occupata nelle campagne italiane. Di questi, il 62% sono extracomunitari: 17% indiani, 16% albanesi, 15% marocchini, 7% tunisini e 6% senegalesi. Tra quelli comunitari, invece, i rumeni rappresentano ben il 93%.
«Il fatto è che siamo tornati a un anno fa, con gli stessi problemi di allora, e come allora senza soluzioni in vista – spiega Danilo De Lellis, responsabile nazionale delle relazioni sindacali della Cia-Agricoltori italiani – l’unico risultato concreto del 2020 è stata la proroga dei permessi di soggiorno, che però scadrà il 30 di aprile». Tutto il resto, una débacle. Il decreto flussi per il 2021 è ancora di là da essere scritto e quello per il 2020, uscito solo ad ottobre, non ha prodotto effetti: ad oggi quelle pratiche sono bloccate, i dipendenti pubblici lavorano in smart-working e non possono convocare le persone.
I corridoi verdi per far arrivare i lavoratori europei dalla Romania e dalla Bulgaria non sono mai partiti: nel 2020 l’allora ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, aveva avuto parecchi incontri bilaterali, ma alla fine nessun accordo è stato firmato. «Uno dei problemi per cui non sono state raggiunte le intese – spiega De Lellis – è che nei vari Dpcm non è mai stato accettato il concetto di quarantena attiva. Il Cts non ha concesso che queste persone potessero trascorrere la quarantena lavorando nei campi, pur distanziati dagli altri lavoratori». Il risultato? È che la Germania questi accordi li ha firmati, così parecchi dei braccianti rumeni abituati a venire in Italia in questi giorni stanno telefonando ai loro datori di lavoro storici per dire loro che quest’anno preferiscono prendere la via di Berlino.
E la famosa sanatoria degli invisibili? Alla fine, ha portato ben poco: «L’idea era buona – racconta il presidente della Cia, Dino Scanavino – ma è successo che, su 30mila domande presentate, il 60-70% non poteva essere accolto perché sono state fatte da richiedenti asilo politico che non avevano i requisiti: avevano cioè contratti di lavoro già regolari, ma permessi di soggiorno irregolari. Tutte le altre domande, invece, sono ancora ferme, perché al 31 dicembre i datori che le avevano presentate non sono ancora stati convocati». Il nuovo raccolto incombe, a cominciare dai filari delle fragole, e le associazioni degli agricoltori chiedono ancora una volta di trovare soluzioni efficaci. «In queste condizioni – sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – è importante l’impegno da parte della Commissione europea a presentare la proposta legislativa di regolamento per un Digital green pass per consentire gradualmente agli europei di muoversi in sicurezza all’interno o all’esterno dell’Ue, per lavoro o turismo». Bisogna ritentare la via degli accordi bilaterali con i Paesi da cui è più rilevante il flusso di lavoratori, sostiene la Coldiretti, ma anche «arrivare a una radicale semplificazione del voucher agricolo, per consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne». «Gli agricoltori chiedono vaccini per gli addetti e corridoi verdi per chi è vaccinato: soluzioni veloci per la ripresa della stagione dei raccolti in totale sicurezza – sostiene Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che al tema del lavoro agricolo venerdì dedicherà un webinar -. Sollecitiamo inoltre il governo a dare risposte sulle questioni rimaste aperte dallo scorso anno: quarantena attiva e strumenti flessibili e snelli per l’assunzione dei lavoratori».