Corriere della Sera, 20 marzo 2021
Il 52% degli italiani è pronto a vaccinarsi
La vicenda AstraZeneca ha avuto un impatto sull’opinione dei cittadini meno grave di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Le interviste del sondaggio odierno sono state condotte tra martedì e giovedì, quindi tengono conto del via libera dell’Ema all’utilizzo del vaccino anglosvedese. Le opinioni degli italiani riguardo alla decisione di sospendere cautelativamente la somministrazione di questo farmaco non sono univoche: il 39% l’ha considerata una misura necessaria e si è detto meno certo della sicurezza dei vaccini; il 38% l’ha reputata una misura corretta e ha aumentato la consapevolezza che la campagna sia costantemente monitorata, mentre il 13% l’ha giudicata eccessiva ritenendo che i problemi fossero limitati e non tali da mettere in discussione l’efficacia del vaccino.
L’allarmismo non sembra dunque aver fatto breccia: diminuisce di soli 5 punti rispetto alla scorsa settimana la quota di coloro che dichiarano di volersi vaccinare non appena possibile, attestandosi al 52%; le persone più caute, che preferiscono attendere per capire l’efficacia del farmaco o eventualmente poter scegliere quale vaccino utilizzare, passano dal 23% al 28% e coloro che dichiarano di non volersi far vaccinare salgono dal 9% all’11%. Tra le tre opzioni, la propensione a farsi vaccinare il prima possibile prevale tra tutti i segmenti sociali, con una comprensibile maggiore accentuazione tra le persone meno giovani. Riguardo agli elettorati si registrano i picchi più elevati tra gli elettori del Pd e del centrosinistra (76%) rispetto quelli di FI (59%), 5 Stelle (52%), leghisti (49%) e di FdI (45%).
Nonostante le conseguenze della vicenda sugli atteggiamenti degli italiani siano relativamente limitate i giudizi sulla campagna vaccinale sono severi: il 53% (+7% rispetto a due settimane fa) esprime una valutazione negativa contro il 20% (-9%) che ne dà un giudizio positivo, mentre il 27% non ha un’opinione. I più critici sono gli elettori di FdI (66%) e Lega (63%).
Le responsabilità maggiori vengono attribuite alla scarsità di dosi ricevute dai produttori, a seguire all’incapacità dell’Unione Europea nel garantire il rifornimento, quindi al governo Conte, alle Regioni, alle le Asl, ai cittadini indisciplinati e infine al governo Draghi.
Le critiche sono incentrate prevalentemente sulla lentezza della campagna, mentre aumentano le preoccupazioni nelle ultime settimane. Infatti il Covid oggi è considerato una minaccia a livello personale dal 46%, per la propria comunità dal 61% e per l’Italia dal 78%, riportandoci ai valori dello scorso novembre, in piena seconda ondata.
L’obiettivo del piano messo a punto dal governo prevede che entro la fine di settembre venga vaccinato l’80% della popolazione ma, al momento, poco più di un italiano su tre (36%) è persuaso di potersi vaccinare entro questo termine: il 22% ritiene che verrà vaccinato entro la fine di giugno, il 14% entro la fine dell’estate, il 28% entro fine anno, il 12% nel prossimo anno e uno su quattro non ne ha la minima idea. Al momento la preoccupazione di essere scavalcati da persone che nella graduatoria risultano dietro nella priorità stabilite dall’autorità è piuttosto circoscritta (al 21%, mentre il 47% è fiducioso che le disposizioni verranno rispettate).
Insomma, gli italiani in larga parte sembrano aver reagito con buon senso alla vicenda AstraZeneca, durata solo lo spazio di pochi giorni. Nelle prossime settimane sarà importante mantenere gli obiettivi di somministrazioni quotidiane previste dalle autorità per evitare, si perdoni il calembour, di dover ricorrere a massicce iniezioni di fiducia oltre a quelle vaccinali.