ItaliaOggi, 20 marzo 2021
Periscopio
I cinquestelle in crisi consolidata, frenano e franano, franano e frenano. Dicono di Beppe Grillo: «È un po’ stanchino. Stanco e chino». Dino Basili. Studi Cattolici.
Nel 2014, quando già tutti sapevano che Renzi e tutto il Pd stavano per disarcionare Enrico Letta, il giorno prima di lasciare pieno di rancori il Governo ha presentato il piano quinquennale per l’economia finito poi nel cestino. Luigi Bisignani. Il Tempo.
In questi sette anni da lui passati a Parigi, Enrico Letta non si è lasciato andare al risentimento; annunciò pure il suo Sì al referendum; ma essere considerato il nemico di Renzi è diventato paradossalmente per lui un vantaggio dentro quello stesso Pd che l’aveva sloggiato da Palazzo Chigi, e ora l’ha richiamato. Aldo Cazzullo. Corsera.
Renzi arrivò a far circolare per il governo Conte il nome di Maria Elena Boschi al ministero dell’economia spaventando a tal punto il confindustriale Carlo Bonomi dal fargli sostenere un ministro ingarbugliato come Roberto Gualtieri piuttoso che avere a che fare con una esponente della cricca (Renzi-Boschi-Lotti-Carrai e parenti) definiti «a chilomentro zero» da Rino Formica. Lodovico Festa. Studi cattolici.
Giorgio Forattini mi precede verso il salotto, raccontando che ha iniziato a collaborare (due disegni la settimana) con Affari Italiani, storico quotidiano in Rete. Aggiunge: «Mi manca però il giornale di carta. Dovunque abbia lavorato, Repubblica, Stampa, Giornale, esigevo la mia vignetta in prima pagina perché si potesse vederla anche senza comprare la copia. Tornerei volentieri a fare satira su un quotidiano. Dillo al tuo direttore. Costo poco. Mi interessa dire la mia, più dei soldi». Giorgio Forattini, disegnatore satirico (Giancarlo Perna). Libero.
Perche la Madonna appare ovunque e Gesù mai? Perché Gesù è anche Dio. Maria è solo donna, fa parte dell’umanità. È il trait d’union fra la terra e il cielo. Vittorio Messori, scrittore (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Tutti conoscono Francesco Guccini come il cantautore che ha scritto canzoni quali «L’avvelenata» o «La locomotiva», ma forse non tutti sanno che è stato anche il figlio di Ferruccio, nato nel 1911, soldato catturato a Corinto dopo l’8 settembre 1943 e deportato dai tedeschi prima nei campi di Leopoli e poi di Amburgo proprio perché si schierò contro il nazifascismo. E adesso, a più di trent’anni dalla morte, gli è stata conferita la medaglia d’onore per non aver aderito alla Repubblica Sociale, assieme ad altri undici cittadini italiani deportati. La medaglia per Ferruccio, consegnata in Prefettura dal sindaco di Bologna Virginio Merola nella Giornata della Memoria, è stata ritirata dalla nipote Teresa, figlia del cantautore. Roberta Scorranese. Corsera.
Quando nel 2019 monsignor Passigato presentò le dimissioni, come d’uso al compimento dei 75 anni, papa Francesco avrebbe voluto che rimanesse ancora nunzio in Portogallo. «L’avrei fatto volentieri, ma dal 2014 ho seri problemi in entrambi gli occhi per dei fori maculari, che hanno già richiesto tre interventi. La brava chirurga Grazia Pertile, primario oculista dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar, mi ha salvato la vista. Ma se le linee rette ti appaiono curve, non puoi avere quell’efficienza che un incarico diplomatico richiede». Rino Passigato, 77 anni già nunzio apostolico. Stefano Lorenzetto. l’Arena.
Ho adorato i Platters, mi piaceva Unchained Melody e le canzoni sentimentali di Pat Boone; da noi Mina, Endrigo, la Vanoni, Lauzi. Ma chissà quanti altri dovrei citarne. A volte è una sola canzone a isolarsi nel repertorio di un cantante: per esempio Ma che freddo fa, la voce acerba di Nada che risuona dall’altoparlante dello stadio nell’intervallo di un Fiorentina-Cagliari, nel gelido febbraio del ’70, l’anno che lo scudetto passò appunto dai viola al Cagliari di Gigi Riva. Silvio Ramat, poeta (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Al Centro di vaccinazione ci sono persone di troppo perché, per sbaglio, sono state calendarizzate allo stesso orario, da qui l’ingorgo. Non partecipo alla discussione perché non parlo con persone che non mi sono state presentate. Cesare Cavalleri. Studi cattolici.
Non c’è nulla in comune tra le vite di una contadina bavarese e una giovane donna vissuta nella Prussia-Orientale. La prima ha la possibilità di far parte dei rari tedeschi che sono stati relativamente risparmiati: la sua casa non è stata distrutta, non ha conosciuto il terrore dei bombardamenti, ha molto poco sofferto la fame. La seconda invece ha probabilmente un sacco di incubi: la paura dei Russi, il loro arrivo, la fuga nella neve con i bambini che piangevano per il freddo e la fame, in seguito l’esilio all’ovest, a vivere di espedienti o a carico dei parenti. Queste differenze non si sono ancora colmate. Brigitte Sauzay, Le vertige Allemand. Olivier Orban, 1985.
Nel 1861 gli analfabeti costituivano il 78% della popolazione italiana. E nelle province meridionali, l’analfabetismo era ancora più diffuso. Giuseppe Prezzolini, Intervista sulla destra. Mondadori. 1994.
Mio padre e mia madre sono venuti a vivere a Ro per mettere in piedi una farmacia in una casa di campagna, in un remoto paese sotto l’argine. Pensare a quello che ha fatto Vittorio, partendo di qua, e al mio percorso, mi fa dire che i nostri genitori sono stati bravi. Elisabetta Sgarbi, editore (Maurizio Cavezan). Panorama.
George Orwell, in Spagna, ha visto prendere forma il fantasma del totalitarismo, il cui pilone portante gli sembra sia l’occultamento della verità. Più ancora dell’uso della forza, più ancora della repressione del dissenso e più ancora dei plotoni di esecuzione e del terrore, è la menzogna sistematica, «l’uso disonesto delle parole», a connotare, agli occhi di Orwell, il totalitarismo. È quello il campo di battaglia decisivo: lui non si sottrae, raccontando in Omaggio alla Catalogna la sua esperienza di combattente libertario che aveva un nemico davanti, i fascisti, e uno a fianco, gli stalinisti. Maurizio Pilotti. Libertà.
Faceva spargere di rose i letti e i portici prima di passeggiare, e di ogni genere di gigli, viole, giacinti e narcisi. Non nuotò mai in piscine non profumate con unguenti di pregio o con zafferano. Non sedette mai su cuscini non imbottiti di pelo di lepre piume sottoalari di pernici, e li faceva cambiare continuamente. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.
In Goya l’animale ci dice sempre qualcosa sull’uomo, bestia illusa di non esserlo più. Mario Cicala. Eterna Spagna, Neri Pozza.
Qui giace Roberto Gervaso che, finalmente, vede le cose dal «basso». Roberto Gervaso.