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 2021  marzo 20 Sabato calendario

Catherine Spaak ricorda Nino Manfredi

Di Nino Manfredi, dice Catherine Spaak, che ha recitato al suo fianco nella Parmigiana di Antonio Pietrangeli e in Adulterio all’italiana di Pasquale Festa Campanile, «non si è parlato abbastanza, secondo me andrebbe riscoperto. Ha lavorato in tanti ruoli, è stato un attore pieno di sfaccettature e una persona molto sensibile. Dei suoi colleghi si è detto tanto, di lui troppo poco».
Come lo ricorda?
«Fu un bell’incontro, era un uomo riservato e rispettoso, un vero signore, e anche molto simpatico. Lo ricordo meticoloso, preciso, provava e riprovava le battute, tutto doveva essere perfettamente assimilato».
Come andò sul set?
«C’erano tante scene in esterni, e faceva un gran freddo, Pietrangeli, che era un regista un po’ crudele, non voleva che si vedessero uscire dalle nostre bocche quelle nuvolette causate appunto dal gelo. Per questo ci obbligava a masticare del ghiaccio, non posso dimenticare gli sguardi disperati che io e Nino ci scambiavamo a ogni ciak».
Lei ha raccontato che alcuni attori, della stessa epoca di Manfredi, avevano spesso atteggiamenti maschilisti, anche nei suoi confronti. Lui com’era?
«Manfredi non era assolutamente così, rispettava le donne, non ha mai avuto comportamenti ambigui o fuori luogo, era un gentiluomo. Con altri ho avuto problemi, sicuramente con Tognazzi, che, in questo senso, è stato il peggiore».
Qual era secondo lei il pregio più grande di Manfredi attore?
«Aveva una grandissima capacità di cambiare l’espressione dello sguardo, gli occhi erano il suo punto forte, riusciva a comunicare in un attimo stati d’animo diversissimi».
Pensa che oggi qualcuno possa essere definito suo erede?
«No, non credo, ma bisogna tener conto dei tempi cambiati, si gira in un altro modo, oggi il regista sta a 20 metri di distanza dagli attori, chiuso in un gabbiotto, prima c’erano la pellicola, il bianco e nero, soprattutto comportamenti e modi di pensare totalmente differenti. L’approccio è mutato, non si possono fare paragoni, e poi allora la concorrenza tra gli attori era più bassa, non ce n’erano così tanti».
In «Adulterio all’italiana» lei era una moglie che, dopo aver scoperto il tradimento del marito, decide di comportarsi come lui. Come fu la lavorazione?
«Era la storia di una donna che in qualche modo rivendicava i suoi diritti. Ricordo la scena in cui Nino mi tirava per il vestito e, siccome l’abito era fatto di perline, io rimanevo, non dico nuda, ma molto scoperta».
Dopo i film girati, è rimasta in contatto con Manfredi?
«No, ho conosciuto sua moglie Erminia che è stata indossatrice per Roberto Capucci, ma non ho mai frequentato né Nino né altri attori, tranne forse Gassman in un breve periodo. All’epoca era difficile creare vere amicizie, si passava da un set all’altro. Però mi fa piacere mandare un saluto a Erminia, la ammiro molto, è una donna in gamba, lei e Nino sono stati una coppia davvero bella».