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 2021  marzo 19 Venerdì calendario

Alberto Giovanni Gerli non si pente di nulla

«Io vicino alla Lega? Se fosse così starei ancora nel Cts. Non ho collegamenti politici, accademici o d’altro genere. Ed è questo, oltre alla giovane età, che ho pagato». L’ingegner Alberto Giovanni Gerli, 40 anni, risponde al telefono da Padova un minuto dopo aver rinunciato alla nomina nel Cts (incarico durato 48 ore). A spingerlo fuori sono state le polemiche sulle sue previsioni sbagliate e sulle sue dichiarazioni aperturiste dei mesi scorsi. «Così non proverò neanche il brivido della prima riunione con gli ambiti professori», racconta lui, che dell’accademia ormai si sentiva un membro invitato, pur non avendone i titoli.
Com’è nata la sua nomina?
«Penso sia stata suggerita da uno dei professori con cui ho collaborato. È stata la più bella notizia della mia vita e mi è dispiaciuto lasciare, ma la situazione era diventata invivibile».
Effettivamente lei ha contribuito ai lavori di alcuni noti scienziati, da La Vecchia a Remuzzi, come mai?
«Sono un ingegnere esperto di dati e nell’ultimo anno ho messo le mie conoscenze al servizio dell’accademia lavorando gratis. Lo avrei fatto volentieri anche per l’Italia».
Ma non ha sbagliato tutte le previsioni sulla pandemia?
«A chi non è successo nell’ultimo anno? La mia bestia nera è un ricercatore dell’Ispi, Matteo Villa, che mi fa le pulci mentre io provo a dare una mano».
Lei passa per essere un aperturista.
«I miei modelli matematici possono funzionare o meno, ma non ho mai negato l’utilità delle chiusure. Il mio interesse è capire quando farle».
A fine gennaio non ha detto che il contagio era in diminuzione e si poteva riaprire?
«Mi pareva vero e ho sottolineato che a meno di varianti il trend sarebbe stato quello».
Eppure Crisanti, Galli e Ricciardi allertavano sulle varianti da fine dicembre.
«Sono stato ottimista, ma la variante inglese qui è arrivata dopo. Anche a febbraio ho elaborato dei dati incerti sulla crescita del contagio: sono troppo problematico per piacere ai massimalisti».
Se da un anno fa analisi sbagliate gratis come vive?
«Ho ceduto la mia ditta di luci stradali a led e ho aperto una società di consulenza per aiutare le aziende a individuare trend di mercato e tecnologici. Ho anche investito in due startup, una di videogiochi e una legata ai veicoli autonomi».
Sembra un creativo. Ora dica la verità: com’è finito nel Cts?
«Non ci crede nessuno, ma mi ha chiamato la Presidenza del Consiglio e mi ha chiesto il curriculum. La racconto proprio tutta: martedì ero a Firenze per lavoro e sono andato a cena in hotel da solo. Ero stato ospite da Porro a Quarta Repubblica su Rete 4 e da vanitoso guardavo su Google cosa ne rimaneva. Così ho trovato per caso un articolo che dava la notizia della mia nomina e mi sono messo a piangere. Dopo un anno di calcoli finalmente potevo dare il mio contributo direttamente ai grandi del Cts».
Lei è di Padova come il presidente dell’Aifa Palù, un caso?
«Purtroppo sì, è un luminare e finalmente avrei potuto conoscerlo».
Sicuro di non esser stato segnalato dalla Lega?
«No. Mai iscritto e mai avvicinato a nessun partito».
Mai pensato di candidarsi?
«Solo alla guida della Federazione bridge e ho perso».
Politicamente come si definisce?
«Preferisco non rispondere: sono stato attaccato perfino per i video su YouTube in cui parlo del divario di genere».
Qual è la sua visione politica?
«Credo nella libertà e nell’uguaglianza delle persone: uomini, donne, gay, lesbiche...».
Non ce l’ha con gli immigrati?
«No, ce lo insegnano anche i bambini. Ho un figlio di 4 anni e anche un nipotino, che l’altro giorno giocava coi bambolotti e non li distingueva per colore, ma per dimensione».
Chi la sostituirà nel Cts?
«Nessuno ed è l’unica consolazione».