Il Sole 24 Ore, 19 marzo 2021
Intervista a Maros Sefcovic. Parla della Brexit
BRUXELLES. È con evidente preoccupazione, e anche malcelato risentimento, che l’establishment comunitario sta toccando con mano il brusco peggioramento dei rapporti con Londra, a due mesi e mezzo dall’ufficializzazione di Brexit. Con l’ex partner, i motivi di tensione politica sono ormai numerosi, e dall’esito incerto. L’Unione europea e il Regno Unito si stanno affrontando sui vaccini anti-Covid, sullo status diplomatico della delegazione europea a Londra, e non ultimo sul rispetto del trattato di divorzio.
Maros Sefcovic, 54 anni, è il vicepresidente della Commissione europea incaricato di gestire insieme alla controparte inglese i due accordi siglati con Londra: l’intesa di recesso, firmata nel 2019; e il trattato commerciale, siglato nel 2020. Diplomatico slovacco, membro dell’esecutivo comunitario dal 2010, l’uomo politico con un passato nel partito comunista del suo paese poco prima della Caduta del Muro è in prima linea nell’affrontare l’irruenza (l’arroganza?) dell’ex partner inglese. Si vuole costruttivo, ma anche molto fermo nel difendere gli interessi europei.
«Sapevamo che Brexit sarebbe stata molto difficile – ha spiegato ieri Sefcovic ad alcuni quotidiani tra cui Il Sole 24 Ore –. La decisione inglese di uscire dal mercato unico e dall’unione doganale, ma evitando di reintrodurre una frontiera tra le due Irlande, ha reso tutto più complicato. Ci siamo adoperati nel negoziato degli ultimi anni nel trovare la quadratura del cerchio che permettesse di proteggere l’integrità del mercato unico. Ciò è possibile però solo se vi è responsabilità condivisa».
Bruxelles ha appena aperto una procedura di infrazione contro il Regno Unito, inviando a Londra una lettera di messa in mora. La Commissione rimprovera al governo Johnson di avere violato l’accordo firmato nel 2019, rinviando al 1° ottobre la piena entrata in vigore dei controlli previsti nel Mare d’Irlanda (si veda Il Sole 24 Ore di martedì). Le verifiche doganali sono indispensabili per evitare il ritorno di un confine sull’isola d’Irlanda e per proteggere il mercato unico dall’arrivo di merci non rispettose delle regole comunitarie.
«Abbiamo firmato gli accordi, convinti che ci sarebbe stata reciproca fiducia e comprensione e che Londra avrebbe effettuato i controlli sulle merci in arrivo dalla Gran Bretagna sull’isola d’Irlanda», ha aggiunto il vicepresidente, notando che la recente scelta inglese è «la seconda violazione del diritto internazionale» da parte di Londra, dopo che in dicembre il governo flirtò con l’adozione di una legge che avrebbe sospeso nei fatti l’accordo relativo all’Irlanda del Nord.
Come detto, al braccio di ferro sul rispetto dell’accordo di divorzio si aggiungono le tensioni sui vaccini anti-Covid 19. Londra è accusata di bloccare il loro export verso l’Unione, tanto che Bruxelles ha minacciato ritorsioni, bloccando le vendite di sieri al Regno Unito. Nel frattempo, Downing Street ha finora rifiutato di dare pieno status diplomatico alla delegazione comunitaria a Londra, riservando questo tipo di accredito alle ambasciate di paesi sovrani.
«Abbiamo bisogno di segnali chiari che il Regno Unito rispetterà i suoi obblighi ed effettuerà i controlli previsti dall’intesa – ha proseguito Sefcovic -. Il Regno Unito aveva ritenuto a suo tempo i periodi di grazia (nell’introduzione dei controlli, ndr) totalmente sufficienti. Capiamo che ci possano essere dei problemi nell’adattamento delle diverse catene produttive. Ma al tempo stesso è difficile gestire il rapporto con un governo che esorta attivamente le aziende a non seguire le regole».
Agli occhi del rappresentante europeo, le assicurazioni inglesi «sono state finora chiaramente insufficienti». L’uomo politico ha usato ieri un doppio linguaggio, di netta critica ma anche di percepibile apertura: «Spero ancora nella buona volontà inglese, sono costruttivo», ha precisato, ricordando però che «se l’iter della procedura di infrazione proseguisse trovare un compromesso sarebbe sempre più difficile».
Alla domanda se i 27 sarebbero pronti come ultima ratio a reintrodurre un confine tra le due Irlande, Sefcovic ha risposto: «Il nostro obiettivo è di trovare una soluzione buona, pragmatica e costruttiva», evitando il ritorno di una frontiera. «La discussione di queste settimane offusca le opportunità dell’accordo, ossia di creare un rapporto proficuo tra il Regno Unito e il mercato unico che generi posti di lavoro e nuovi investimenti».