il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2021
Intervista a Colapesce e Di Martino, due operai della musica
Trentotto anni l’uno, 37 l’altro. Gavetta. Serate nei club. Differenziare, quindi libri, graphic novel, teatro per vivere di note, accordi e parole.
Se c’è qualcuno talmente anacronistico da apparire attuale, solido, forgiato con successo, figli di un filone classico alla De André, Dalla e soprattutto Battiato (“punto di riferimento assoluto”), questo qualcuno è proprio il duo Colapesce e Dimartino, arrivati al Festival con una canzone feroce nella sua leggerezza, “anzi leggerissima”, eppure diventata un tormentone così forte da generare già cover e a volte parodie (“e non ci piacciono”) perché si incolla alle celluline grigie (direbbe Poirot) e non le molla più. Le scuote per ore e ore. Eppure, nonostante il successo, non si scompongono.
Siete primi: cosa è cambiato da Sanremo?
Colapesce: ci siamo tolti il peso di tenerla nascosta; l’ascoltavamo da sei mesi e non vedevamo l’ora di farla sentire ad altri, così dopo averla cantata, ci siamo sentiti leggeri; (ci pensa) appena scesi dal palco, all’unisono, abbiamo espresso la stesa idea: “Non è più nostra, ora farà la sua strada, bella o brutta, ci siamo liberati di Musica leggerissima”.
Dimartino: prima di salire sul palco l’idea che ci rasserenava era che di lì a poco tutti avrebbero ascoltato.
Va bene, ma cosa è cambiato rispetto agli anni di gavetta?
Colapesce: artisticamente nulla, solo il canale di comunicazione; anche in passato abbiamo pubblicato pezzi con un appeal adatto alla radio, come Luna araba.
Avete raggiunto una quadra senza svendervi.
Colapesce: era l’obiettivo principale prima di andare a Sanremo: volevamo mantenere la nostra attitudine, evitando la retorica del Festival. Ora migliaia di persone si stanno identificando in quelle parole, ed è la magia del pop.
Un successo così grande porta aspetti fastidiosi?
Colapesce: non sono un amante delle parodie e ne sono uscite tantissime, come quella densa di tutti gli stereotipi legati al Sud. Ciò mi mette un po’ a disagio.
Dimartino: la verità è che finito Sanremo ci siamo chiusi in casa, mentre di solito, dopo il Festival, si va in giro per il firma copie, per la promozione in generale.
Bella fregatura.
Colapesce: in realtà è un grande vantaggio.
Dimartino: posso stare in tuta tutto il giorno (mostra le prove: ciabatte e tenuta ginnica).
Colapesce: per attitudine non mi piace molto andare in giro e venire fermato, preferisco parlare con la musica. In un momento di tale sovraesposizione preferisco questo stato d’isolamento.
A Sanremo eravate circondati dai giovani dei talent.
Dimartino: c’erano anche Ghemon, La rappresentante di lista, gli Extraliscio..
Colapesce: quello del talent è un altro campionato, non si possono tentare parallelismi.
Il parallelismo c’è…
Dimartino: quando penso ai ragazzi dei talent, li lego più alla tv, non alla musica, e il mio non è un giudizio di valore, è proprio un altro ambito.
È come dire sci di fondo e sci alpino.
Colapesce: esatto.
Dimartino: e poi noi siamo di un’altra generazione: se in questo momento avessi avuto vent’anni forse avrei partecipato a un talent.
Colapesce: io no; noi veniamo dal mondo reale della gavetta, e non me la sentirei di tagliare il percorso di formazione per raggiungere subito un milione di persone e venir forgiato dalla tv. Mi terrorizzerei.
Dimartino: a Sanremo ho parlato con Madame, lei non ha mai suonato davanti al pubblico; hanno un’altra concezione dello show.
Colapesce: siamo andati al Festival con le spalle larghe.
Senza ansia?
Colapesce: un po’ sì.
Il vostro video ha qualcosa di Maresco e Ciprì.
Dimartino: rientrano nel nostro pantheon e sono presenti dal punto di vista estetico, per il resto ci siamo ispirati a Kaurismäki.
Il brano è più bello nella versione originale che in quella di Sanremo.
Dimartino: effettivamente suona meglio.
Oltre alla musica, in questi anni di gavetta di cosa avete vissuto?
Colapesce: siamo degli autori, lavoriamo per altri musicisti e fortunatamente siamo riusciti a vivere sereni anche nei momenti più complicati; poi Antonio ha scritto un libro e io ho realizzato un graphic novel e una pubblicità. Diversificare è fondamentale.
Dimartino: oggi non ti puoi permettere di restare fermo tra un disco e l’altro.
Sono 40 anni da La voce del padrone di Battiato.
Dimartino: è uno dei nostri dischi preferiti, e lui per primo, come noi dopo, ha “appesantito” la musica leggera con i contenuti.
Colapesce: quell’album è una bibbia, ha ribaltato il paradigma della canzone italiana.
Personaggio letterario preferito.
Colapesce: forse Stoner di Williams: è incredibile perché alla fine è un uomo normale.
Dimartino: sono un appassionato di Moby Dick: quando devo capire da che parte sto andando, riprendo in mano il libro e leggo l’incipit; aggiungo l’inizio di Conversazione in Sicilia di Vittorini: ti illumina su quale punto della vita sei.
Chi siete voi?
(In coro, dopo breve riflessione): due operai della musica.