Il Sole 24 Ore, 18 marzo 2021
Salario minimo, pensione e ferie per gli autisti Uber del Regno Unito
Uber ha preso atto della sentenza della Corte Suprema del Regno unito di circa un mese fa. Quindi ha deciso di concedere ai suoi 70mila autisti britannici il salario minimo, le pensioni e le ferie, come si conviene ai lavoratori dipendenti e non ai free lance della gig economy. I conducenti riceveranno anche una retribuzione per le ferie pari a circa il 12% del loro reddito. E saranno iscritti a un piano pensionistico in cui verseranno sia loro che l’azienda. Tutto bene? Non tanto. I sindacalisti James Farrar e Yaseen Aslam, dell’App Drivers and Couriers Union, hanno detto che secondo la Corte Suprema la retribuzione dovrebbe essere calcolata da quando si accede all’app fino alla disconnessione. E hanno aggiunto che il salario dovrebbe essere basato su un contratto collettivo. I costi aggiuntivi per l’azienda californiana verranno principalmente dal pagamento delle ferie e dai contributi pensionistici. In media, gli autisti Uber guadagnano già oltre il minimo, 17 sterline all’ora a Londra e 14 sterline nel resto del paese, ha fatto sapere la società.
Il titolo ha perso fino a poco meno del 5%. «Questo è un terreno scivoloso per il ceo di Uber Dara Khosrowshahi. Probabilmente ci sono ulteriori battaglie legali in vista in altre aree che prenderanno in considerazione questa sentenza», commenta Dan Ives di Wedbush. Londra è tra le prime 5 metropoli a livello globale per Uber (presente in oltre 70 Paesi e con 22mila dipendenti). Il Regno Unito pesa circa il 5% delle prenotazioni. Probabile quindi che Uber riduca la sua presenza in Uk per tutelare la redditività (i conti 2020 hanno evidenziato pesanti perdite per l’anno pandemico), salvata dal referendum di novembre in California (Proposition 22 contro la legge sul lavoro AB5 del 2019), quando aveva vinto la linea delle aziende come Uber e Lyft.