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 2021  marzo 18 Giovedì calendario

L’Arabia Saudita è diventato il Paese maggior importatore al mondo di armi (e il 79% viene dagli Usa)

L’Arabia Saudita è diventato il Paese maggior importatore al mondo di armi, primato raggiunto con l’11% dell’import mondiale di armi ricevute, delle quali il 79% dagli Stati Uniti, e con l’acquisto di 91 aerei da combattimento.
Del resto, la regione del Medio Oriente ha fatto registrare l’incremento del 25% delle importazioni di armamenti negli ultimi cinque anni sul quinquennio precedente. Questa tendenza si inserisce in un mercato delle armi che sta conoscendo da cinque anni una sostanziale stabilizzazione, in volume, delle esportazioni a livello globale dal 2015 al 2020, secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale della ricerca sulla pace (Sipri) che a sede a Stoccolma (Svezia).
Un livello costante che però è il più alto mai toccato dalla fine della Guerra Fredda.
La stabilizzazione dell’export internazionale di armi non significa, però, che gli Stati abbiano abbandonato gli armamenti e che ci sia un calo di interesse per il settore. Le spiegazioni potrebbero essere molteplici, dall’effetto ciclico al calo del budget, alla volontà di mettere l’accento sulla produzione locale.
L’anno scorso sono aumentate le spese militari che nel 2020 hanno raggiunto la cifra di 1.830 miliardi di dollari (1.537 mld di euro), in crescita del 13,9% sul 2019. Da segnalare, che l’incremento si deve soprattutto al potenziamento delle capacità della Marina cinese, secondo il rapporto annuale dell’istituto britannico IISS.
In questo contesto alcuni esportatori hanno tirato fuori le unghie in alcuni mercato strategici. Negli ultimi cinque anni tre dei cinque maggiori venditori mondiali di armi all’estero (Stati Uniti, Francia, Germania) hanno aumentato le proprie esportazioni a livello globale. La Francia ha registrato l’aumento del 44% delle proprie esportazioni nel periodo 2015-2020, portando così all’8,2% la propria quota di mercato, secondo il rapporto Sipri. Anche le esportazioni degli Stati Uniti sono aumentate, di 5 punti percentuali, arrivando al 37%.
Queste progressioni sono controbilanciate dal calo di due grossi Paesi esportatori come la Cina e la Russia penalizzata, quest’ultima, dal diminuzione pesante degli ordini da parte dell’India. Le importazioni del subcontinente sono diminuite del 33% in conseguenza della complessità delle procedure di acquisto combinata al tentativo di ridurre la propria dipendenza nei confronti dei russi.