Corriere della Sera, 17 marzo 2021
Abolite la distinzione tra maiuscole e minuscole
La decisione di abrogare i numeri romani e sostituirli con quelli arabi appare, per la sua inarrivabile stupidità, come una applicazione specifica del più generale flagello del «politicamente corretto».
Questo atto liberatorio dovrebbe al più presto comportare altri succosi corollari. Innanzi tutto la inevitabile abrogazione della odiosa distinzione tra numeri ordinali e numeri cardinali. D’ora in poi si potrà finalmente dire: «il tal corridore è arrivato uno» liberi da quel troppo elitario «è arrivato primo». A ruota andrà abrogata l’assurda distinzione tra maiuscole e minuscole col suo implicito e velenoso sapore classista. A sostegno si potrebbe far notare che nei papiri greci che abbiamo recuperato si osserva (per molti secoli) un’unica scrittura, quella maiuscola. In prospettiva si dovrebbe pervenire alla abrogazione anche dei numeri arabi, così metafisici, la cui lettura non può che risultare ambigua. Dinanzi ad un 14 la più ovvia lettura è infatti «uno quattro». E ognun vede che «Luigi uno quattro» crea problema. Quindi via quei grafemi. Vero è che le stesse lettere alfabetiche racchiudono insidie escludenti e quindi politicamente scorrette. Perché mai visitatori arabi o russi di un museo dovrebbero essere costretti allo sforzo disumano di familiarizzarsi addirittura con un altro alfabeto? A tale sopruso inaccettabile vi è per fortuna un rimedio: una legge, auspicabile, che finalmente imponga l’analfabetismo obbligatorio e il ritorno ad una comunicazione esclusivamente orale.