il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2021
250 anni di carcere per ’ndrangheta nel Torinese
Quasi 250 anni di carcere e 48 condanne. Si è concluso così il processo con rito abbreviato a Torino nato da una maxi-inchiesta denominata “Cerbero” sulla presenza della ’ndrangheta nel territorio piemontese e su un traffico di stupefacenti tra l’Italia e il Sudamerica. Tra le accuse, a vario titolo, associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti, La pena più alta inflitta sono stati 19 anni di carcere. Nell’ambito dell’inchiesta figurano 85 imputati di cui 62 hanno chiesto il rito abbreviato, due però sono deceduti e un terzo è in attesa di estradizione dal Brasile. Con la sentenza il giudice ha confermato l’impianto accusatorio che aveva individuato, in provincia di Torino, due locali, una a Volpiano, considerata la principale e una San Giusto Canavese alle dipendenze delle quali secondo gli investigatori ci sarebbero stati due cartelli del narcotraffico operanti nella zona di Chivasso e Torino. In particolare, per quanto riguarda l’hashish, arrivava in Italia attraverso la Spagna, mentre la cocaina dal Sudamerica arriva attraverso la Spagna e il Nord Europa.