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 2021  marzo 17 Mercoledì calendario

Intervista a Elio Germano

Un Dante Alighieri spettacolare e un Luigi Pirandello a sipario chiuso entreranno in modo clamoroso nella vita di Elio Germano, mentre lui è ora sul set di Latina per le laboriose riprese del film America Latina dei Fratelli D’Innocenzo, con i quali torna a girare dopo il successo di Favolacce . A lui Nicola Piovani s’era già rivolto nel 2015, a Ravenna, per coinvolgerlo come voce recitante nella cantata tratta da La vita nuova , prima opera di Dante, e ora Rai5 annuncia una messa in onda dell’impresa sabato 20 alle 21.15 nel corso delle serate per l’anniversario dalla morte del poeta.
Germano, lei è un raro e conteso protagonista teatrale. Come nascono le sue avventure in scena, e come ha preso corpo il suo battesimo dantesco?
«Il teatro non lo escludo mai. Ogni tanto replico ancora dal vivo Viaggio al termine della notte di Céline con Teho Teardo, e nel 2019 ho messo a puntoLa mia battaglia con seduzioni disturbanti ricavate dal Mein Kampf di Hitler, lavoro poi anche diffuso in libro e in forma virtuale, cui s’assisteva con un visore e un paio di cuffie in platee distanziate, o affittando gli strumenti come è accaduto in librerie del Piemonte.
Risale invece a cinque anni fa il mio incontro con Dante e lo devo al bellissimo invito di Piovani nel mondo musicale».
Che modalità espressive ha usato, allora?
«È una questione di restituzione, e non di declamazione. C’è un mistero di spazi tra le parole, e la mia arma è il silenzio tra uno spazio e l’altro, è una ricerca della narrazione facendo anche umili passi indietro. Poi s’è aggiunto un nuovo capitolo quando nel settembre scorso, sempre a Ravenna, ho letto il 33mo canto del Paradiso davanti al presidente Mattarella. La complessità, la dimensione infinita di Dante, la sua ansia e le sue inesauribili scoperte m’hanno convinto a tornarci sopra la prossima stagione con uno spettacolo fondato proprio sull’ultimo canto del Paradiso ».
Come sarà, questo suo teatro dantesco di oggi?
«Ci stiamo lavorando, con la voglia di arricchire la materia come se fosse un concerto dei Pink Floyd, con aspetti visivi e sonori che non siano solo la parafrasi del testo e che accentuino i contenuti in modo appariscente, condivisibile e circolare. Partendo con energia dalla fine della Divina Commedia ».
Come è nata questa sua "conversione" dantesca?
«Da "Tanto gentile e tanto onesta pare", da profondità che mi colpiscono, da una figura rivoluzionaria della donna, da un punto di vista mistico, dal concetto che la divinità "è" donna. È un principio che sta nella natura, nella terra, nella dimensione che dà vita, accoglienza e amore, un principio di tutte le religioni prima di diventare chiese».
Dante è poeta storico, politico e biografo. Lei ha affrontato tante
vite, da Leopardi a Ligabue...
«Anche san Francesco. Il cinema è diventato biopic per raccontare storie, e questo filone è stimolante, è come se si cercasse di capire e non imitare le possibilità umane degli Amleti che abbiamo conosciuto, rendendo persone i personaggi.
Perché tutto è liquido, le identità non sono fisse, un santo può essere egocentrico, Leopardi non era solo depresso, il bene e il male non sono concetti distanti».
A teatro nel 2002 aveva anche interpretato, con la regia di Luca Guadagnino, "Le regole dell’attrazione" di Bret Easton Ellis.
«Fu una performance che ebbe luogo a Torino e in altri pochi spazi, con attori anche di cinema. Un confronto scenico l’ho anche messo a punto di recente in un film in realtà virtuale ricavato da Così è (se vi pare) di Pirandello, ricavando altri livelli della commedia con mio adattamento, regia e interpretazione in un cast di diciotto scelti interpreti. Il risultato s’intitola Così è (o mi pare) VR , è prodotto dal Teatro della Toscana, Infinito e Gold, e il debutto è previsto, quando le platee riapriranno, al Teatro della Pergola di Firenze».
Questa incursione nella cultura di Pirandello è curiosa. Come avviene?
«I piani sfalsati di verità e falsità del suo testo mi sono parsi adattissimi a un salto virtuale del lavoro attraverso un film sferico con riprese a 360°, dotando il pubblico futuro di visore VR col quale ogni spettatore può sentirsi personaggio, circondato dalle figure della commedia. Io sarò Laudisi, e il punto di vista di chi assiste apparterrà a un qualcuno non previsto dall’autore, un immaginario padre di Laudisi. Abbiamo girato in una villa vicino Firenze, ed erano con me tra gli altri Isabella Ragonese, Gaetano Bruno, Michele Sinisi, Serena Barone e Pippo Di Marca».
I suoi pensieri di cittadino, in quest’ultimo anno?
«Mi sarebbe piaciuto che ogni necessario lockdown avesse lasciato aperte scuole, teatri e cinema, che sono investimenti, sono comunità».
Film VR a parte, che pensa del teatro in streaming?
«Niente sostituirà mai il teatro dal vivo. Lo streaming si comprende in questo momento, ma è un linguaggio terzo. Il teatro ha sopportato ogni pandemia, perché garantisce salute reale».