Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  marzo 16 Martedì calendario

«Se metti due radicali dentro una stanza, sta’ sicuro che escono litigati»

Fedeli alla migliore tradizione radicale, anche in Più Europa sono volati gli stracci. Perché, come diceva qualcuno, “se metti due radicali dentro una stanza, sta sicuro che escono litigati”. Chi conosce quel mondo, però, assicura che le dimissioni di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova sono una sorta di sceneggiata per uscire dall’angolo in cui erano finiti, ovvero in minoranza nel loro stesso partito, per ripresentarsi al congresso più forti che pria. Prima di continuare, urge però chiarire.
Più Europa è un soggetto nato dalle ceneri del Partito Radicale che, dopo la morte di Marco Pannella (maggio 2016), si è diviso tra quelli rimasti fedeli alla linea, i radicali, e chi invece ha scelto di presentarsi alle elezioni. Così, nel 2018, la lista Più Europa-Centro democratico ottiene il 2,5% alla Camera e il 2,3% al Senato, eleggendo 3 deputati (Bruno Tabacci, Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia) e un senatore (Emma Bonino). Poi inizia il caos. La prima volta nel gennaio 2019, quando l’elezione a segretario di Della Vedova viene contestata dalla minoranza che accusa Bruno Tabacci di aver portato truppe cammellate a supporto. “E come sarebbero dovuti arrivare a Milano i delegati?”, rispose l’ex-Dc. La seconda nell’agosto dello stesso anno, quando c’è da decidere l’appoggio al Conte 2. Il partito dice no, Tabacci e Fusacchia se ne vanno e i due rimasti in Parlamento si dividono: Magi vota a favore e Bonino contro. Il massimo. Nel 2020, poi, arrivano i gruppi comuni con Azione di Carlo Calenda.
Adesso, nonostante siano tutti con Draghi, nuova esplosione, con la vecchia minoranza che è riuscita a sfiduciare il tesoriere Valerio Federico, con l’obbiettivo di cambiare le regole per tesseramento e congresso. Ma pure il numero degli iscritti è variabile: per Bonino e Della Vedova (che nel frattempo è diventato sottosegretario agli Esteri) sono 2.700, per Carmelo Palma, del fronte anti-Bonino, solo 376. E pure i sondaggi non sorridono: Più Europa e Azione insieme fanno il 2,3%. Le elezioni, però, sono lontane. Nel frattempo è arrivato il colpo di testa della Bonino (“La vostra cupidigia è senza limiti. Me ne vado prima che mi facciate fuori voi”, ha detto) dopo un’assemblea-fiume degna del miglior Pannella (71 membri collegati per 24 ore su Zoom) senza riuscire a mettersi d’accordo su nulla. Con la minoranza ad accusare gli altri di usare “metodi democristiani”, di aver deciso da soli la fusione con Calenda, di aver “reclutato” Carlo Cottarelli e altre amenità. “Da mesi non si trova un accordo. Con le mie dimissioni il congresso deve esser convocato entro 3 mesi (con le vecchie regole, ndr). E io mi ricandiderò”, afferma Della Vedova, che ringrazia Emma per “aver dato la scossa”. Naturalmente al suo fianco ci sarà anche lei (che è quella che al partito versa più soldi). E tutto ricomincerà. Un’altra volta.