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 2021  marzo 16 Martedì calendario

I grillini tornati a lavorare dopo il Parlamento

«Io guadagnavo più da medico che da senatore, ma ho sempre restituito tutto»: Luigi Gaetti, ex parlamentare del M5S ed ex sottosegretario nel governo gialloverde, non usa mezze parole. Lui è convinto che quella del tetto dei due mandati sia «una regola ferrea, anche se vanno valorizzate le competenze sviluppate». Il dibattito – se concedere o meno una deroga alla norma – è più che mai vivo nel Movimento. Ma c’è una platea di pentastellati che questo confronto lo segue da semplice «cittadino» uscito dal mondo della politica. Come Gaetti, appunto, che precisa: «Ho fatto il primo mandato da consigliere comunale in un paesino, poi il senatore». E ora? «Sono medico ospedaliero a Mantova». 
Ci sono molti parlamentari, sindaci, consiglieri regionali entrati in politica sotto il vessillo del M5S (alcuni anche espulsi) e ora tornati alla loro vita precedente. Come l’ex consigliere piemontese Davide Bono, anche lui medico, o come Gessica Rostellato, ex M5S che già nel 2018 aveva ripreso le vesti di vigile urbano e si raccontava «felice» di essere tornata a una vita normale: «Bello far rispettare le leggi che ho contribuito a fare», diceva. Come Andrea Defranceschi, che si è dedicato alla pasticceria. O come Maria Mussini, altra ex M5S, tornata a insegnare. O come Paolo Bernini, che continua a battersi da attivista animalista e rilancia: «Sto portando avanti il referendum contro la caccia». C’è chi è rimasto in un mondo di confine, attiguo alla politica. L’ex senatore Bruno Marton, per esempio, è stato segretario particolare di Vito Crimi per i due governi Conte. Michele Dell’Orco è stato sottosegretario con Toninelli ministro al Mit. Filippo Nogarin, ex sindaco M5S di Livorno, è stato di recente nominato amministratore delegato di Metropark, una società della galassia di Ferrovie dello Stato. 
C’è anche chi una carica l’ha avuta – Marco Scibona, ex senatore No Tav ed ex consigliere della società che gestisce l’autostrada Torino-Ivrea – e ora fa altro: «L’azienda dove lavoravo è fallita durante il mio mandato e ho faticato non poco per rientrare nel mondo del lavoro, ora mi occupo di optoelettronica, laser, infrarossi, sempre come dipendente». Pentito dell’esperienza in politica? «Pentito no, ma ora farei altre scelte». Scibona si dice «disgustato» dai cambiamenti del Movimento: «Tutto ciò per cui si combatteva è diventato norma, impensabile ed inconcepibile paragonare questo M5S a quello della rivoluzione culturale, dell’anticasta di un tempo, una totale delusione». 
C’è anche chi ha trovato la sua strada. «La cacciata da parte di Grillo e Casaleggio è stata personalmente la mia fortuna», dice Giovanni Favia. L’ex enfant prodige bolognese dei Cinque Stelle, espulso nel 2012, ora è imprenditore: «Ho aperto otto locali in tutto», racconta al Corriere. Ma in tempo di Covid ha dovuto indirettamente incrociarsi di nuovo con il Movimento: «La beffa è che in questo momento difficile mi sono ritrovato al potere persone di cui conoscevo la mediocrità». Dei Cinque Stelle ha sempre una pessima opinione: «Sono nati come un sogno e finiti come incubo», dice. La passione per la politica, nonostante tutto, non passa. «Sono tra i promotori di BFC, Bologna Forum Civico: il nostro appuntamento sono le prossime Comunali». 
Gaetti invece ha una convinzione: «Una persona dovrebbe dedicare alla politica gli ultimi dieci anni della sua vita professionale quando è già solido e formato». Il rischio? «Molti giovani arrivano in Parlamento senza un background ed entrano in una logica di sistema per poi crearsi un lavoro».