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 2021  marzo 16 Martedì calendario

L’orgoglio e i pregiudizi della scienza

Richard Dawkins è un etologo e un divulgatore acuto e preciso, così domenica mattina, quando mi sono imbattuta in un suo articolo su The Spectator,l’ho letto. Il pezzo si intitola “Science is not an instrument of patriarchal oppression”, asserzione sulla quale non avevo e non ho nulla da eccepire.
Sono arrivata in fondo, ho appreso con curiosità che Dawkins sta scrivendo il suo primo romanzo e dell’esistenza di un’associazione inglese il cui obiettivo è la salute delle democrazie liberali laiche. Tornando indietro ho riletto: «La scienza non è uno strumento patriarcale di oppressione coloniale. E non è un costrutto sociale. È semplicemente vera. O almeno la verità è reale e la scienza è il modo migliore che abbiamo per trovarla. I “modi alternativi di conoscere” possono essere consolanti, possono essere sinceri, possono essere curiosi, possono avere una bellezza poetica o mitica, ma l’unica cosa che non sono è veri».
Ecco, l’idea che la scienza sia vera e che questa verità non abbia a che fare con un costrutto sociale, sia dunque estranea e impermeabile alla politica, alla storia e all’economia è qualcosa con cui non concordo. Inoltre, la stessa parola scienza, per Newton e Dawkins significa due cose diverse. Tra il non essere uno strumento di oppressione patriarcale, insomma, e il fatto che la scienza sia estranea, epoca dopo epoca, alle pressioni, alle necessità e ai costumi del tempo, passa la differenza tra un’asserzione generica e la prassi scientifica – di qualsiasi scienza, filologia, storiografia, fisica, chimica – in base alla quale le affermazioni, e le stesse verità, sono valide o no, una volta stabilito il contesto.
Dawkins ci dà l’occasione per riflettere su quanto, se alle scuole medie e superiori studiassimo storia della scienza – come la storia dell’arte – sapremmo presto che la scienza, come la letteratura, l’architettura, la poesia, dipende profondamente dal tempo, perché gli esseri umani che se ne occupano e la fanno, vivono nel tempo e non fuori.
Per esempio. Aprendo i lavori del VII congresso degli scienziati, a Napoli il 20 settembre 1845, Nicola Santangelo, ministro del Regno delle due Sicilie, propone come unità di misura universale il palmo napoletano «che riunisce in sé le stesse condizioni del metro, unità della misura francese». Il palmo napoletano misura 26,45 cm. Santangelo, che avrebbe dovuto promuovere il sistema metrico davanti agli scienziati di tutta Europa, dice: «Se non che arrecava sconforto il doverci troppo allontanare dalle usanze, le quali tengon luogo di leggi, quando vengono fermate dal giro dei secoli».
Ciò non vuol dire che la gravità avrebbe un diverso valore, ma per esempio che è stato possibile rivedere il modello di Tolomeo che voleva la Terra al centro dell’universo, ed è possibile confutare lo stereotipo per il quale le donne sono meno portate degli uomini nelle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), sottolineando quanto esse (noi) storicamente abbiano avuto meno accesso agli studi tecnico scientifici.
Nel 1992, la Mattel commercializza Teen Talk Barbie, che, premendo un pulsante sulla schiena, recita «L’ora di matematica è tosta». Dopo l’intervento del National Council of Teachers of Mathematics e dell’American Association of University Women, che sottolineavano quanto quella voce scoraggiasse le ragazze a studiare matematica, la frase è stata tolta dal chip.
Questo episodio mi pare vicino all’idea di oppressione patriarcale. Non ci sono libri, se non da pochi decenni, che raccontino donne nella scienza, non ci sono eroine nelle quali bambine e ragazze possano identificarsi, o comunque non abbastanza.
Domenica è stata la giornata del PiGreco (3.14 secondo l’uso inglese di scrivere le date) e ho avuto l’occasione di leggere il progetto sul PiGreco scritto dalle studentesse e dagli studenti del Liceo Francesco Scaduto di Bagheria col professor Calogero Tornese: «Apparentemente, il PiGreco e Patrick Zaki sembrerebbero non avere nulla in comune. Assodato però che il PiGreco, per caratteristiche e storia, rappresenta l’intero genere umano e l’intera evoluzione del mondo, le cose cominciano ad avere più senso. Nel 1897, il valore di questo numero irrazionale, con infinite cifre sempre diverse tra loro, nello stato dell’Indiana, attraverso una legge (il Pi Bill, mai approvato), è stato snaturato e fissato a 3,2. Da un numero irrazionale, infinito e imprevedibile, si è passati a un prevedibilissimo 32/10. Non ci sono molte differenze tra questo caso giudiziario e la tendenza dei regimi totalitari a ridurre i cittadini, tanti PiGreco imprevedibili e con infinite sfumature, a numeri razionali controllabili, prevedibili, monotoni». La scienza, la matematica pure, fornisce, come altre forme di pensiero umano, un’interpretazione di ciò che ci accade intorno. Ecco, il potere conserva sé stesso e la scienza mai, ma poiché le cose umane tendono a essere reciproche, o a soffrire per mancanza di reciprocità, negare alla scienza la sua componente storica e la sua storica verità, è una forma di oppressione. Da noi verso noi.