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 2021  marzo 15 Lunedì calendario

Azzardo, 22 miliardi di giocate in meno nel 2020 rispetto a un anno prima

Nel Paese che ha la febbre del gioco, se anche al gioco viene la febbre a giovarsene è la criminalità. Lo rivela l’ultimo rapporto del Copregi, il Comitato prevenzione e repressione del gioco illegale dell’Agenzia dogane e monopoli al quale contribuiscono il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il Comando Generale della Guardia di Finanza e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.
Da marzo 2020, nei dodici mesi segnati dai lockdown per la pandemia al crollo della raccolta del gioco legale sul canale fisico (sale giochi, slot, sale scommesse, bingo) ha fatto da contraltare solo in parte un aumento delle giocate sui canali online legali: il resto è andato con ogni probabilità a ingrossare il gioco illegale e le mafie. Il problema, come segnala un grande operatore nazionale, è che il settore del gioco legale da marzo 2020 a oggi è stato chiuso 240 giorni. Dal primo lockdown, il 9 marzo di un anno fa, le 7mila sale giochi sono state riaperte in tutta Italia il 15 giugno e nel Lazio dal primo luglio, per venire richiuse dal 26 ottobre.
Nel 2019 sul canale fisico il gioco legale aveva raccolto 74,1 miliardi, mentre negli ultimi dodici mesi è sceso a 39. I 35 miliardi di differenza “non sono spariti”, ha spiegato Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia: “Una parte di quelle somme si è semplicemente spostata dal canale fisico a quello telematico”. Nel 2020 le giocate legali online sono aumentate a 49,2 miliardi, crescendo di 13 e superando quelle sul canale fisico. Ma secondo Minenna “l’altra parte” che manca, ben 22 miliardi, potrebbe essere “finita nei circuiti illegali” sottraendo tasse per oltre 4,5 miliardi. Lo Stato ha reagito scoprendo in pochi mesi 250 sale giochi illegali, chiudendo 100 bische e sequestrando 2mila slot, ma la lotta è solo all’inizio.
La filiera del gioco legale nel 2019 dava all’Erario un gettito di 12 miliardi e un reddito agli operatori compreso tra 7 e 8 miliardi. Nel comparto operano alcune grandi aziende e 60mila piccole e medie imprese, quasi tutte familiari, con 150mila addetti tra occupati diretti e indiretti. Tre le organizzazioni di categoria: Sistema Gioco Italia che aderisce a Confindustria, Acadi che fa parte di Confcommercio e Astro–Assotrattenimento.
Dopo le proteste di piazza degli imprenditori, il tema è stato sottolineato anche dai sindacati. “Sale Bingo, sale scommesse e gaming hall sono in sospensione e in regime di ammortizzatori sociali e non ci sono segnali positivi per il futuro”, ha scritto la Filcams Cgil che fa fronte con Fisascat Cisl e UilTucs. I sindacati chiedono un confronto con le istituzioni sulla riorganizzazione del settore che unisca salute pubblica, tutela occupazionale e contrasto alle attività illegali, considerando i luoghi di gioco per la loro effettiva rischiosità e consentendo di riaprire al pari delle altre attività a rischio equivalente.
Rimettere in piedi il gioco legale senza colpire la salute dei cittadini e senza diffondere la ludopatia è una scommessa difficile, ma va vinta per sconfiggere le mafie.