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 2021  marzo 15 Lunedì calendario

Le liriche amorose dell’antico Egitto

Tre papiri e numerosi ostraca di età Ramesside contengono componimenti che sono generalmente definiti liriche amorose. Sviluppano i motivi della passione erotica e del desiderio per la persona amata, dando voce a personaggi maschili e femminili anche se gli autori, come studiato dalla professoressa Meskell della Stanford University, furono uomini.
I temi trattati vanno dalla volontà di riuscire a cogliere lo sguardo della persona amata a quello di immaginarsi un futuro felice che potrà concretizzarsi dopo aver trascorso una prima notte assieme. Vi si trovano unità narrative ricorrenti quali la descrizione fisica dell’amata vista come semi divinizzata, la lamentala di un uomo che sosta sulla soglia della donna che gli nega l’accesso in casa, o il rimpianto, in questo caso femminile, per la fine dell’incontro amoroso a causa dell’irrompere dell’alba. Le strofe che danno voce a personaggi maschili esprimono la volontà di poter divenire dei servitori o addirittura degli oggetti per poter essere più vicini all’amata, mentre le figure femminili immaginano l’uomo desiderato come un messaggero regale, un cavallo o una gazzella che arriva correndo verso di loro.
L’apparente naturalezza dei temi trattati ci fa pensare che questi versi siano l’espressione spontanea di sentimenti profondamente umani. La ricerca egittologica ha invece dimostrato che si tratta di componimenti frutto non di un’ispirazione popolare ma dell’abilità poetica degli scribi del tempo. Le liriche amorose ci fanno intravedere schemi ben definiti e dimostrano la volontà di riportare la passione causata dalla «perfezione» dell’amata all’interno di chiare convenzioni sociali e che ritroviamo già nel cosiddetto Insegnamento di Ptahotep, risalente all’Antico Regno: «Se sei una persona virtuosa, fonda il tuo focolare. Ama tua moglie con ardore, riempi il suo stomaco e vesti il suo dorso: l’unguento è un rimedio per il corpo» (traduzione di Edda Bresciani).
Gli amanti, descritti in questi componimenti che dovevano essere cantati o recitati con accompagnamento musicale, vengono presentati, quindi, come una parte integrante del paesaggio sociale dell’élite, in cui anche gli afflati lirici che sembrano dettati da ardenti passioni spontanee sono tesi invece a descrivere ruoli predefiniti che si sviluppano all’interno di ambienti naturalistici in cui riconosciamo gli spaziosi giardini del Nuovo Regno, rappresentati in vividi colori nelle tombe e nei templi.