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 2021  marzo 14 Domenica calendario

La foresta di Notre Dame

Torneranno a chiamarla la «foresta di Notre Dame». La «forêt» è il soprannome che per secoli è stato dato alle capriate della cattedrale di Parigi: un bosco di travi lungo 115 metri, largo dodici, alto nove, sopra il quale si ergeva, fino alle 19 e 50 del 15 aprile 2019, la guglia e le sue 500 tonnellate di legno. Si rifarà tutto uguale, come era prima dell’incendio: così ha voluto Emmanuel Macron. Bocciata l’idea di chi, come, l’archi-star Jean-Michel Wilmotte, aveva proposto per la struttura l’acciaio, due volte più leggero e meno costoso (e comunque invisibile, sotto il tetto e dentro la guglia).
QUERCE SECOLARINo, i 22 ettari di foresta gotica della cattedrale si rifaranno negli anni ’20 del 2000 come la fecero i primi costruttori nel tredicesimo secolo, e poi i restauratori dell’Ottocento: con il legno delle querce secolari. Ce ne vorranno circa duemila, più di mille per la guglia, quasi altrettante per le capriate. Dovranno essere le più belle, le più monumentali e le più antiche: un secolo, meglio due, di età, il tronco di oltre mezzo metro di diametro, otto metri, ma meglio venti, di altezza. Per avere il legno pronto, tagliato ed essiccato nel 2023, quando partirà la ricostruzione vera e propria, l’abbattimento delle prime, monumentali, querce, è cominciato. La ministra della cultura Roselyne Bachelot ha voluto presenziare al primo taglio, nel cuore della grande foresta di Bercé, tra Tours e Le Mans. Una quercia bellissima, sacrificata per restituire la vita alla cattedrale.
COME LA SAGRADA FAMILIAGli alberi della «foresta di Notre Dame» sono stati tutti localizzati in queste settimane. L’abbattimento è già cominciato. Provengono per metà da foreste pubbliche (demaniali o comunali) e per metà da terreni privati. A stabilire i criteri di scelta sono stati Philippe Villeneuve e Rémi Fromont, architetti al servizio dei monumenti storici e responsabili del cantiere in corso. In questi giorni, si accavallano le notizie in arrivo dalle diverse regioni di Francia: duecento querce dall’Ile de France, cento dall’Alsazia, tre da una selvicoltura nella Gironda, querce dall’Haute Vienne, la Loira, la Normandia. «È una gara di solidarietà», ha scritto pochi giorni fa il Parisien. Ma non tutti in Francia sono felici di veder abbattere una foresta di querce per ricostruire una cattedrale che la tecnologia di oggi potrebbe rimettere in piedi con meno sforzo. «Non siamo feticisti, non facciamo l’errore che è stato fatto con i lavori della Sagrada Familia e un cantiere lungo decenni», aveva allertato Wilmotte. Per i responsabili del cantiere il problema non sussiste. Non è una questione di tempo, visto che tra 18 mesi il legno per le travi sarà pronto, in pieno rispetto del calendario che prevede secondo il volere del presidente Macron di riavere Notre Dame col suo tetto e la sua guglia nel 2024. «Il legno di cui abbiamo bisogno rappresenta lo 0,1% del legno di quercia francese destinato a essere usato nell’edilizia o nell’artigianato», ha assicurato l’ente pubblico che supervisiona la ricostruzione.
LA LETTERALa cosa però non convince tutti. In due soli giorni sono quasi 50 mila le firme raccolte da una petizione indirizzata alla ministra della Transizione ecologica Barbara Pompili che denuncia un «ecocidio» e «un’aberrazione»: «Quale utilità per una struttura che per definizione sarà nascosta e visibile unicamente a qualche privilegiato? Sarebbe più coerente nel XXI secolo scegliere tecniche d’ingegneria più responsabili e meno degradanti per il nostro ambiente». Immediata e netta la risposta dell’Ufficio nazionale delle foreste che ha denunciato la «sindrome di Idefix», il cagnolino di Obelix, compagno di Asterix, che piange ogni volta che il suo padrone strappa un albero.
IL DILEMMA DELLE ROCCEOltre a citare i fumetti, i forestali hanno rimarcato che «di querce ne crescono più di quante se ne abbattano, ovvero tre milioni di metri cubi contro due milioni di metri cubi di legno abbattuti ogni anno». Senza contare che un altro problema, questa volta minerale, si sta ponendo ai ricostruttori dell’identico: quello delle pietre. Le originali sono di «roccia calcarea formata tra i 41 e i 48 milioni di anni fa». Per trovarne di «esteticamente e fisicamente compatibili» con l’insieme architettonico della cattedrale bisognerà forse aprire nuove cave. Le originali furono estratte da un’area che si trova ormai sotto la città di Parigi.