La Stampa, 14 marzo 2021
La prima pilota della Marina Militare
Nel suo quartiere della Moretta, ad Alba, tutti la conoscono come una ragazza dal carattere deciso, il cui sogno fin da bambina era indossare la divisa. Ma chissà se già da piccola, guardando il cielo, Erika Raballo avrebbe mai potuto immaginare che un giorno sarebbe stata la prima donna pilota di velivoli d’attacco della Marina Militare italiana.
Classe 1996, nata e cresciuta in provincia di Cuneo, nel capoluogo delle Langhe, la guardiamarina Raballo ha appena completato la sua formazione nel corso di addestramento alla Naval Air Station di Meridian con i «Tigers» del Training Squadron 9. In queste ore, dopo aver portato a termine la sua ultima missione dall’altra parte dell’oceano con il T-45C Goshawk, Erika ha ricevuto le ambite «ali d’oro» e ora è certificata all’uso dei sistemi di decollo e atterraggio (ALRE) delle portaerei della Classe Gerald Ford come le catapulte elettromagnetiche (EMALS) e il sistema avanzato di arresto (AAG). Il prossimo passo di una carriera che già ha fatto la storia della nostra Italia sarà a bordo di un AV-8B Harrier oppure di un F-35B.
«Essere la prima donna pilota di jet della marina italiana è una sensazione incredibile - ha commentato la giovane guardiamarina dalla base americana dove si trova da mesi -. Il mio desiderio è quello di essere la prima di tante e spero di essere un’ispirazione per molte altre donne in tutti i campi di lavoro. Non perché sono speciale, ma per l’esatto contrario; vengo da una piccola città, senza alcun background militare e con la volontà e il duro lavoro sono riuscita a realizzare il mio sogno». Parole che, all’indomani dell’8 marzo e dopo i discorsi ufficiali sul mondo femminile e la parità di genere, i dati e le statistiche che ogni anno affollano questa data per capire a che punto siamo, suonano davvero come un incoraggiamento a tutte le donne che vogliono affermarsi nella propria carriera lavorativa. Qualsiasi essa sia. «Siamo tutti incredibilmente orgogliosi del guardiamarina Raballo - ha detto il commander Meghan Angermann, capitano di fregata, alla consegna delle ali d’oro alla prima pilota italiana -. Ha dimostrato di essere una combattente capace e competente, pronta a portare la sua formazione in aviazione d’attacco al livello successivo. Lei e i suoi compagni di classe hanno lavorato duramente per arrivare a questo punto e ciò che possono e realizzeranno in futuro è senza limiti».
Studiosa e sportiva, determinata e sempre supportata dalla famiglia, Erika ha frequentato le scuole in città e i primi due anni di ginnasio al liceo classico «Govone» di Alba, per poi trasferirsi nel 2012 a Venezia, alla Scuola Navale militare «Francesco Morosini», sempre con indirizzo classico. «Ho deciso che volevo essere un pilota quando avevo 16 anni, dopo aver visitato una base navale e aeronautica - racconta ancora -. Sono rimasta sbalordita dalle parole dei piloti e così affascinata dal volo». Tre anni dopo il suo ingresso nel prestigioso collegio sull’isola di Sant’Elena, Erika si è classificata prima al concorso per Allievi ufficiali piloti di complemento (AUPC). Un destino forse già scritto, quello di saper spiccare il volo. Ma una serie di traguardi raggiunti sempre con impegno e dedizione, lontano da casa e dagli affetti, e senza perdere di vista l’obiettivo.
Da tutta la città di Alba e le istituzioni locali, ieri, sono arrivati i complimenti alla prima Top Gun italiana. «Sono felice che ci sia finalmente una donna pilota in Italia e oggi posso dire di gioire tre volte - ha commentato il governatore del Piemonte, Alberto Cirio -. Da italiano, perché a pochi giorni dalla festa della donna questa è una notizia che fa bene e ci dice che siamo un Paese che cresce e matura. Poi gioisco da piemontese, come presidente di una regione che ha fatto di quella aerospaziale una delle sue industrie più grandi. E la terza volta gioisco da albese: perché Alba è da sempre una città fatta di persone che, da Michele Ferrero in poi, hanno saputo farsi spazio nel mondo».