Alla faccia dell’umiltà: ci può raccontare com’è diventato il grillo parlante di Luna Rossa?
«Siamo diventati animali grazie alla creatività di Elena, la moglie del nostro grinder Gillo Nobili. Lei è un’artista che ha interpretato tutti noi, chiedendo un consiglio anche ai figli. Nel mio caso ha chiesto separatamente a me e mia moglie Stefanie: tutti e due abbiamo dato la stessa risposta».
Come si sta su Luna Rossa in questo momento?
«Bene, perché quella con New Zealand sta diventando una finale storica dell’America’s Cup. È bello farne parte, e strada facendo stiamo imparando. Ogni giorno, cose belle ed errori da cui apprendere».
Dopo la quinta regata vinta, Bruni ha parlato di una chiamata giusta sul vento da prendere.
L’ha dato lei quel comando?
«Diciamo che io, Checco e Jimmy siamo connessi alla barca appoggio e guardiamo qual è la situazione del vento. Dieci minuti prima della partenza scegliamo quale fiocco issare in base all’intensità del vento, e si fa il check su cosa pensiamo del campo di regata. In quell’occasione ci abbiamo visto giusto».
Dove si vince una regata: in partenza? Oppure, dove si perde?
«Di certo non bisogna finire nei cosiddetti "rifiuti", l’aria sporca, la turbolenza creata dall’altra imbarcazione che ti punisce soprattutto quando c’è vento lieve».
Lei salta da parte all’altra di una barca lanciata ad alta velocità sulle onde: si allena come un acrobata?
«All’inizio, è vero, ho fatto esercizi specifici sull’equilibrio, quando le uscite in mare non erano molte, dovevo capire i movimenti. Ma adesso siamo in regata tutti i giorni, ormai fanno parte di me».
Si rende conto di cosa succede in Italia, e del messaggio che mandate voi di Luna Rossa?
«Noi diamo il massimo e siamo felici, ci dà forza essere un team italiano, che rappresenta l’Italia ma anche Luna Rossa, un marchio della nostra tradizione velica nel mondo. Se possiamo dare qualche ora di emozione agli italiani, questo ci rende orgogliosi».
Lì invece date fastidio? Un commentatore tv ha detto che New Zealand ha "sganciato una bomba su Luna Rossa" quando ha vinto la sesta regata.
«Sì, vedo che c’è tensione sui media, ma noi pensiamo alla barca, alle regate in cui i neozelandesi sono nostri compagni di viaggio e amici, stiamo spesso insieme».
In un’intervista a "Repubblica" ha raccontato la sua disavventura olimpica: la medaglia persa a Pechino 2008 perché ai danesi prestarono una barca croata in barba ai regolamenti, la lettera scritta per chiedere dov’è finito lo spirito olimpico.
«È passato tanto tempo, e ora penso a Pechino come all’apice della mia carriera, a un altro evento che ho vissuto con lo stesso impegno e tensione. Qualsiasi esperienza ci segna e ci insegna qualcosa, e io di quei giorni ricordo volentieri i risultati ottenuti con mio fratello Gianfranco e il lavoro con gli allenatori».
Suo fratello, con cui ha vinto un europeo e tre bronzi mondiali, lo sente in questi giorni?
«Certo, lui adesso è l’allenatore dei 49er che si devono qualificare per le Olimpiadi. Gli sembra di stare in barca con me».
I Giochi di Londra 2012 li ha invece persi per un angioma, finendo ai margini della vela italiana.
«Dico sempre che Max Sirena, che mi ha chiamato su Luna Rossa, è un uomo coraggioso. Tante persone di valore vengono lasciate nel dimenticatoio dopo episodi sfortunati. Lui è stato in grado di riprendermi, tirarmi su, valorizzarmi per arrivare qui con un ruolo importante. Non finirò mai di ringraziarlo, vorrei ricambiare la sua fiducia proprio qui».
Cosa farà quando tornerà nella sua Liguria?
«Mangerò una bella pasta al pesto, acciughe fritte, e incontrerò gli amici. Che bella, l’Italia».