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 2021  marzo 13 Sabato calendario

Breve ritartto di Adolf Loos


«L’architetto? Un muratore che ha studiato il latino» diceva Adolf Loos. Solo che lui, pioniere dell’architettura moderna, era ben più che un «muratore». Se fosse nato un secolo dopo, sarebbe stato un «influencer». Ma nella Vienna di inizio ‘900 (era nato nel 1870) era considerato un elegantone. Parlava 4 lingue, aveva uno stile di vita libero e cosmopolita, viaggiava per l’Europa: Nizza, Parigi, Londra, Berlino, Venezia, Praga. Con il suo aplomb ricercato, era considerato un dandy e allo stesso tempo, il moralista dell’architettura; l’architetto che costruiva e il critico che scriveva, che denunciava. Nel 1927, senza aver ricevuto alcun incarico, aveva progettato una casa a strisce bianche e nere per Josephine Baker, la Marilyn Monroe dell’epoca. I giornali viennesi parlavano di lui continuamente, eppure, nonostante la notorietà non raggiunse mai la fama di Le Corbusier, Gropius o Mies van der Rohe. Per quasi tutti i suoi colleghi aveva parole beffarde e di critica: «Verrà un giorno – scriveva a un amico – in cui l’arredamento di un carcere ad opera del tappezziere di corte Schulze o del professor Van de Velde sarà considerato un inasprimento della pena».
Lo scenario ideale per la sua architettura era la città: pochi architetti si sono concentrati, come lui, sulla questione della residenza e sulla cultura abitativa della metropoli. E la sua battaglia contro l’ornamento e i suoi scritti più famosi, Parole nel vuoto, Ornamento e delitto e l’antologia Nonostante tutto, portarono alla rapida scomparsa dello Storicismo viennese. La sua idea: «Se in un bosco troviamo un tumulo, lungo 6 piedi e largo 3, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura». La sua critica puntava all’eliminazione dai fanatismi piccolo borghesi dell’architettura storicista. Nelle sue costruzioni lo spazio interno è l’elemento primario e la forma lineare, cubica dei suoi edifici deriva da questa concezione spaziale.
Malgrado il successo non ebbe la fama di Le Corbusier, Gropius, van der Rohe
L’elenco delle sue opere comprende anche 65 arredamenti di interni. I suoi committenti, industriali, banchieri, intellettuali, lo consideravano un’autorità del design, uno specialista dell’abitare. E ne avevano una tale considerazione che gli rimanevano legati anche dopo la fine dei lavori, tanto da far nascere una specie di «comunità Loos», dei follower ante litteram. È morto in sanatorio nel 1933, solo, malato e quasi sordo.