ItaliaOggi, 12 marzo 2021
Periscopio
Penso che per l’Italia e per i nostri figli sia meglio avere alla guida Draghi che non Conte. Matteo Renzi.
Tognoli era un socialista autonomo dai comunisti e dai quei socialisti che applaudivano i carri armati sovietici mentre voi e noi trepidavamo per gli eroi della rivolta ungherese. Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia e braccio destro di Bettino Craxi nel Psi. Il Giornale.
Tognoli era figlio della cultura del socialismo riformista così radicata nella realtà lombarda. Sergio Mattarella.
Tognoli è stato un grande sindaco, un grande socialista, un grande milanese. Ma i (sedicenti) socialisti lo sanno? Alberto Giannin. Il Giornale.
In un soffio di tempo, in poco più di dieci anni, sono cambiate la struttura e la velocità del mondo. Meccanismi che normalmente avrebbero occupato una storia di lunga durata, fatta da decenni e decenni, sono stati prima concentrati e poi fatti esplodere di colpo. Giulio Tremonti, La paura e la speranza. Mondadori, 2008.
Può essere che l’amore per il potere di quelli del Pd li abbia portati al seguente ragionamento: (i) noi vogliamo assolutamente restare al governo; (ii) ma per restarci dobbiamo andar d’accordo con i Cinque stelle; (iii) l’unico leader che ci permette (e ci ha permesso) di non litigare è Giuseppe Conte, grazie alla sua attitudine a rimandare le scelte, togliendo dal tavolo i temi «divisivi»; (iv) dunque, è vero che rischiamo, ma non abbiamo alternative se vogliamo restare al potere; (v) e noi lo vogliamo, lo vogliamo fortemente. Luca Ricolfi, sociologo (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Sarkozy era un uomo disinvolto, e qualche maneggio l’ha sicuramente combinato; anche se meno di Chirac, e forse un decimo di Mitterrand. I francesi, o meglio una parte, se ne erano fugacemente innamorati, ma non l’hanno mai sentito uno di loro. Il padre era un aristocratico ungherese con radici ebraiche. Lui ha sposato una corsa, una spagnola e un’italiana. È astemio e odia i formaggi. Aldo Cazzullo. Corsera.
«Hai intervistato più volte Wojtyla. Vi unì la polacchitudine?». «L’anello fu mio zio, il beato Piergiorgio. Wojtyla ne adorava la figura. Begli uomini tutti e due, il fisico che conta, le montagne come sfida, per nulla bigotti: più opere di bene che salmi in chiesa». Jas Gawronski, giornalista (Giancarlo Perna). Libero.
Io e mio fratello Vittorio abbiamo visto il film di Pupi Avati su mio padre in luoghi e tempi diversi. Non so se Vittorio si è commosso, ma giurerei di sì. A me è capitato vedendo girare alcune scene che non avrei voluto rivivere. Avrei voluto rivedere invece più volte quella, bellissima, in cui i miei genitori, interpretati da Isabella Ragonese e Lino Musella, ballano in una splendida balera della Bassa, in mezzo a tante coppie come loro fino a rimanere soli al centro della pista, perché il loro amore è più forte di ogni altro. Una scena meravigliosa che mi torna sempre in mente. Elisabetta Sgarbi, editora (Maurizio Cavezan). Panorama.
Lei, tua madre, nella casa dell’Oltre Torrente di nuovo aspettava. Aspettare, era una volta la grande fatica delle donne. Aspettare che i mariti, che i figli tornassero dal fronte, senza sapere nulla. E in quella solitudine mandare avanti la casa, crescere i bambini. Aprire gli scuri al mattino e serrarli, all’imbrunire, dopo una rapida, segreta occhiata alla strada: a cogliere, chissà, quel passo conosciuto e caro. Ma per quante e quante sere, nessuno. Alla radio, raccontavano di una trionfante avanzata in terra sovietica. Tua madre ascoltava, e non diceva niente. Anche a tavola, poche parole col nonno, in dialetto. Poi andava a dormire e diceva, a bassa voce, il Rosario. Ma era muto il dialogo più segreto: ridammelo. Fai che ritorni, vivo. Sul Don, di trionfante c’era solo la morte. La morte nel gelo e nelle granate che si accanivano su di voi, ragazzi. La morte di quelli che, sfiniti, si abbandonavano nella neve, a dormire. Marina Corradi, Lettere a mio padre Egisto. Gazzetta di Parma.
In casa ho, credo, 18 gradi. Fuori è nove sottozero. Di solito è meno 18. Nelle traversate anche meno 43. I venti catabatici arrivano a 250 chilometri orari di velocità. Negli anni Sessanta spazzarono via mezza Tasiilaq. La notte scorsa soffiavano a 100, sono caduti altri 2 metri di neve. Sembrava il paradiso. Robert Peroni che dal 1981 vive in Groenlandia (Stefano Lorenzetto). Corsera.
In Germania esiste la smisurata importanza che si attribuisce allo sguardo del vicino. Il conformismo soffocante della società tedesca (non a caso non esiste una parola tedesca per esprimere «non conformismo») è percepita da tutti, compresi i tedeschi stessi, che dicono di respirare meglio quando passano la frontiera e si esprime in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Brigitte Sauzay, Le vertige Allemand. Olivier Orban, 1985.
Il calcio è un business pieno di fragilità strutturali, condizionato da calendari folli, un castello di carte che può implodere da un momento all’altro. Dovrà essere pesantemente ristrutturato e drasticamente riposizionato in termini strategici. Come tutti i business del Ceo capitalism è gravato da costi impropri di almeno il 30%, ed è guidato spesso da incapaci, molti si spacciano da imprenditori e da supermanager. Riccardo Ruggeri. ItaliaOggi.
Pretty Woman insegna! Largo in tivu ai capolavori che hanno conquistato il pubblico in passato. Mercoledì sera, su Raiuno, è andato in onda per la ventottesima volta e per la ventottesima volta ha stravinto la gara degli ascolti. Ecco gli stupefacenti risultati: Pretty Woman ha conquistato 3.806.000 spettatori pari al 15,7% di share. Chi Vuol essere Milionario? 10,3%, Italia’s Got Talent 7,6% su TV8. Piero Chiambretti e la Sciarelli si sono dignitosamente difesi, flop di Daria Bignardi. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
Col tempo Francisco Gonzàles Ledesma, il più grande giallista spagnolo, aveva imparato a padroneggiare la macchina narrativa come quei draghi del flipper che, da ragazzini, vedevamo giocare ormai con una mano sola. Mario Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza.
Attacco il comizio con: «Cittadini, amici, sono lieto di essere tra voi, gente atta a patire, come diceva il grande Lodovico Antonio Muratori…». Mia moglie fa disperatamente il segno del fante. Cambio anch’io marcia: «Sono stato alpino come voi, come i vostri figli e vi conosco bene. Ritrovo qui le stesse facce intelligenti e oneste che conobbi quando portavo la lunga penna nera…». Guglielmo Zucconi, La paga del deputato. Rusconi, 1978.
Non ho mai pensato di essere perfetto. Ho sempre cercato di farlo credere agli altri. Roberto Gervaso.